Page 41 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
P. 41
dormiveglia e Dio, a quanto pare, agisce in loro più durante la notte e nel sonno che
durante il giorno. In questo sonno l’Anima ode distintamente la voce del suo Amato che
viene a bussare alla porta. Egli vuole farsi udire, e le dice: Apritemi, mia Sorella, io
vengo a voi, mia Amata, che ho scelto al di sopra di tutte per farne la mia Sposa, la mia
colomba nella semplicità, mia perfetta, mia bella e immacolata. Osservate che il mio
capo è intriso e ancora sporco di quel che io ho sofferto per voi durante la notte della
mia vita mortale, e che per amor vostro ho asciugato le gocce della notte della più
crudele persecuzione. Così giungo dunque a voi, per rendervi partecipe dei miei
obbrobri, delle mie ignominie e delle mie angosce; sino a ora voi avete partecipato
all’amarezza della mia croce, ma non alla sua ignominia e alla sua angoscia. L’una cosa
è molto diversa dall’altra, e voi state per farne un’esperienza terribile.
3. Mi sono spogliata, come mi rivestirò? Ho lavato i miei piedi, come li sporcherò?
Nel vedere che lo Sposo parla di renderla partecipe delle sue ignominie, la Sposa
teme molto; quanto ella è stata coraggiosa e intrepida nell’accettare la croce, tanto ha
paura dell’abiezione di cui è minacciata. Molti desiderano portare la croce, ma non c’è
quasi nessuno che voglia sopportarne l’infamia. Nel momento in cui a quest’Anima
viene proposta l’ignominia, essa apprende due cose: la prima di essere rivestita di ciò di
cui è stata spogliata, cioè di se stessa e dei suoi naturali difetti, l’altra di sporcarsi nelle
affezioni delle creature. Io mi sono spogliata, dice, di me stessa, dei miei difetti, e di ciò
che in me c’era di Adamo peccatore: come potrò mai rivestirmene? E tuttavia mi pare
che non vi sia altro che mi possa arrecare abiezione e angoscia. Perché, per quanto
riguarda gli affronti che mi giungeranno da parte delle creature senza che io li abbia
provocati per mia colpa, io li renderò un piacere e una gloria, nella speranza che ciò
glorifichi il mio Dio, e mi renda ancor più bella ai suoi occhi. Io ho lavato e purificato i
miei sentimenti in maniera tale che non vi è nulla in me che non appartenga interamente
al mio Amato: come li sporcherò ancora attraverso il commercio con le creature? O
povera cieca, di cosa vi giustificate? Lo Sposo intendeva solamente mettere alla prova
la vostra fedeltà, e vedere se voi siete pronta a tutte le sue volontà (Is 53). Egli è stato
giudicato colpevole, è stato coperto di disprezzo, riempito di offese, e annoverato tra gli
scellerati, lui che era l’innocenza stessa; e voi che siete criminale, voi non sapreste
sopportare di essere giudicata tale! Ah, come sarete punita della vostra resistenza!
4. Il mio Amato ha avvicinato la sua mano da uno spiraglio della porta, e le mie viscere
hanno tremato a questo solo contatto.
Malgrado le resistenze della sua Sposa, l’Amato spinge la mano attraverso un
piccolo pertugio che gli è ancora aperto, che rappresenta un residuo di abbandono,
nonostante la ripugnanza che l’Anima prova ad abbandonarsi con tanto trasporto.
Un’Anima di tale livello ha un fondo di sottomissione a tutte le volontà di Dio tale che
non vorrebbe rifiutargli nulla; ma quando Dio manifesta le sue volontà particolari e,
avvalendosi dei diritti che ha acquisito su di lei, le domanda le ultime rinunce e i
sacrifici più estremi, ah, è allora che tutte le sue viscere sono scosse, e che ella trova
molta pena là dove non credeva di provarne più: e la pena deriva dal fatto che ella era
attaccata a qualcosa senza conoscerlo. A questo contatto, tutta la natura freme; perché è