Page 26 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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passato è l’inverno esteriore, durante il quale l’Anima poteva essere gelata dal rigore del
                  freddo, bagnata dalle piogge, e oppressa sotto le tempeste e le nevi dei peccati e delle
                  imperfezioni che facilmente si contraggono nel commercio delle creature. L’Anima che
                  ha trovato il centro è stata a tal punto resa forte che nulla vi è più da temere per lei
                  all’esterno:  tutte  le  piogge  si  sono  asciugate,  e  non  le  sarebbe  possibile,  a  meno
                  dell’infedeltà più nera che mai sia esistita, trarre alcun diletto dalle cose esterne. Inoltre
                  questo  modo  di  esprimersi,  l’inverno  è  già  passato,  vuol  dire  che  come  l’inverno
                  assopisce ogni cosa, così per l’Anima la morte è passata sopra tutte le cose esteriori, di
                  modo che non c’è più nulla che possa soddisfarla. Se ancora qualcosa vi appare, si tratta
                  di una rinnovata innocenza che nulla ha a che fare con la malvagità di un tempo. Le
                  piogge dell’inverno sono dunque passate, lei può uscire senza più temere l’inverno: e
                  con  questo  vantaggio,  che,  come  il  rigore  invernale  purifica  la  terra  dagli  insetti,
                  l’inverno ha distrutto e fatto morire ciò che un tempo per lei era vivo, e che avrebbe
                  fatto morire lei stessa.


                  12. I fiori spuntano sulla nostra terra, il tempo di tagliare la vigna è giunto; la voce
                  della tortorella è stata udita nella nostra regione.

                     Con lo scopo di obbligarla a venire, egli le fa capire che vuole condurla nella sua
                  terra. La chiama nostra terra perché l’ha ottenuta con la sua redenzione, ed essa è sua
                  per lei e di lei grazie a lui. Egli dice che là i fiori hanno già incominciato a spuntare; ma
                  fiori che non appassiscono mai, fiori che più non avvertono l’avvicinarsi dell’inverno. Il
                  tempo, dice, di tagliare la vigna è giunto. Occorre che l’Amata, che si  era lei stessa
                  paragonata alla vigna, venga sfrondata, che sia potata, tagliata e divelta. La voce della
                  tortorella della mia umanità vi invita a venire a perdervi, e a nascondervi con lei nel
                  seno  del  Padre  mio:  quando  sarete  nella  terra  dove  io  vi  chiamo,  voi  udrete  meglio
                  questa voce di quanto non fate ora che essa vi è ancora sconosciuta. La voce della mia
                  semplicità e della mia innocenza, di cui voglio gratificarvi, è ben diversa dalla vostra.


                  13. Il fico ha prodotto i suoi piccoli fichi, le vigne in fiore emanano il loro gradevole
                  odore. Alzatevi mia Amata, mia bella, e venite.

                     Là la primavera è eterna, e si accorda perfettamente con i frutti dell’autunno e con gli
                  ardori dell’estate. Con questi fiori e frutti, lo Sposo indica abbastanza chiaramente tre
                  stagioni; ma non parla dell’inverno perché, come si è detto, quando l’Anima giunge in
                  questa  nuova  terra  trova  che  l’inverno,  non  solo  l’esteriore  ma  anche  l’interiore,  è
                  passato.  Non  c’è  più  inverno  per  un’Anima  giunta  in  Dio;  c’è  piuttosto  una
                  combinazione delle altre tre stagioni, che si trovano tutte riunite in una, e rese come
                  eterne dalla fine dell’inverno. Infatti, prima di giungere all’inverno interiore, l’Anima
                  ha attraversato  tutte le stagioni della vita spirituale;  ma dopo l’inverno interiore essa
                  vive in una primavera, un’estate e un autunno continui. La dolcezza della primavera non
                  impedisce  la  forza  dell’estate  né  la  fecondità  dell’autunno;  così  come  il  calore
                  dell’estate  non  diminuisce  in  niente  la  bellezza  della  primavera  né  la  fertilità
                  dell’autunno,  e  i  frutti  dell’autunno  non  turbano  minimamente  né  il  fascino  della
                  primavera né gli ardori dell’estate. O terra fortunata! Come sono felici coloro che hanno
                  la gioia di possedervi! Al pari della Sposa, noi tutti siamo esortati a uscire da noi stessi
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