Page 21 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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non  volendo  attribuire  nulla  a  se  stessa,  gli  dice  a  sua  volta:  Come  siete  bello,  mio
                  Amato, e come siete attraente! Essa gli rende tutte le lodi ricevute da lui e gliene fa di
                  grandi a sua volta. Poiché nessun bene è nostro, nessuna lode, né gloria, né piacere deve
                  arrestarsi in noi: tutto deve essere ricondotto a colui che è l’autore e il centro di ogni
                  bene. In tutto questo discorso, più volte glorificando il Signore di tutto ciò che ha posto
                  in lei, la Sposa ci insegna questa importante esperienza. Se sono bella, gli dice, è della
                  vostra stessa beltà; siete voi a essere bello in me della duplice bellezza di cui mi lodate.
                  Il nostro letto, aggiunge, questo fondo dove voi abitate in me che chiamo nostro per
                  invitarvi a venire a darmi quel bacio nuziale che prima vi domandavo, e che è il mio
                  fine; il nostro letto, dico, è preparato e ornato dei fiori di mille virtù.


                  16. Le travi delle nostre case sono in legno di cedro, e i nostri soffitti di cipresso.

                     Allorché lo Sposo, nascosto nel fondo e centro dell’anima (come è stato detto), si
                  compiace  di  mandare  da  questo  Santuario  in  cui  abita  qualche  effusione-  delle  sue
                  grazie sensibili, che producono nell’esteriore della Sposa molte diverse virtù, pari ad
                  altrettanti bei fiori di cui ella si veda ornata; allora, meravigliata e incantata che ne resta,
                  ovvero  per  difetto  di  esperienza,  ella  crede  che  il  suo  edificio  interiore  sia  quasi
                  terminato. I tetti, dice, sono già messi. Le travi, che rappresentano la pratica delle virtù
                  esteriori, sono di legno di cedro: mi sembrano avere un profumo gradevole, e mi pare
                  che io possa praticarle sia con forza che con facilità. Regolata con ordine, così come dei
                  soffitti  ben  lavorati  e  di  un  legno  pregiato,  mi  sembra  la  disciplina  dei  sensi.  Ma,  o
                  Amante,  così  vi  sembra  solo  perché  questo  letto  è  ornato  e  perché  lo  stato  dolce,
                  piacevole  e  gaio  che  voi  sentite  dentro  vi  fa  credere  di  avere  acquisito  tutto  per
                  l’esterno:  ma  fate  attenzione  che  i  soffitti  sono  di  cipresso,  che  il  cipresso  sta  a
                  significare la morte, e che quel che a voi pare tanto bello e ornato è preparato solo per la
                  morte.



                  Capitolo II


                  1. Io sono il fiore di campo, e il giglio delle valli.

                     O Dio,  con dolcezza voi  rimproverate la vostra  Sposa perché desiderava riposarsi
                  così presto in un letto tutto ornato di fiori, prima di riposarsi, come voi, sopra il letto
                  doloroso della Croce. Io stesso, voi dite, sono il fiore di campo, un fiore che voi non
                  raccoglierete nel riposo del letto, ma nel campo di battaglia, di fatica e di sofferenza. Io
                  sono  il  giglio  delle  valli,  che  crede  solamente  nelle  anime  annullate.  Dunque  se
                  desiderate che io vi liberi dalla vostra terra e che prenda vita in voi, bisogna che voi
                  siate  nell’ultimo  annullamento;  e  se  desiderate  trovarmi  bisogna  che  voi  entriate  nel
                  combattimento e nella sofferenza.


                  2. La mia amata sta tra le fanciulle come i gigli tra le spine.
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