Page 25 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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il segno della sua fuga. Non appena l’Amante ha gustato la dolcezza dell’unione, lo
Sposo scompare. Nel vedere dunque una fuga così repentina, ella lo paragona a un
capriolo e a un cerbiatto, per via della leggerezza e della rapidità della sua corsa; e la-
mentandosi amorosamente di lui, a seguito di un così strano abbandono, proprio quando
lo crede tanto lontano, lo scorge vicino. Egli si era semplicemente nascosto, per mettere
alla prova la sua fede e la sua fiducia. Non distoglie tuttavia 1o sguardo da lei, perché la
protegge in modo più intenso che mai, essendo più unito a lei di quanto non lo sia mai
stato sino a ora grazie al nuovo legame che ha stabilito. Ma nonostante la guardi
incessantemente, lei non lo vede sempre: lo scorge solo per qualche istante, affinché ella
non possa ignorare questo sguardo, e possa insegnarlo un giorno ad altri. Si deve notare
che lo Sposo è in piedi, perché non è più tempo di riposarsi, né di restare seduti, ma di
correre. È in piedi, come pronto ad andare.
10. Io odo il mio Amato dirmi: alzatevi, correte, mia Amata, mia colomba, mia bella, e
venite.
Dopo avere rivolto l’Anima completamente in se stessa, e averla condotta al suo
centro, dopo averla fatta gioire dei suoi casti abbracci così da disporla al matrimonio
spirituale, Dio le fa prendere una strada apparentemente del tutto contraria: la fa uscire
da se stessa attraverso la morte mistica. Venendo lui stesso a parlare all’Anima, l’Amato
la invita a uscire prontamente. Non le dice più di riposarsi, ma al contrario le ordina di
levarsi dal suo riposo. È un comportamento ben diverso da quello che egli aveva avuto
altre volte; allora impediva che la si svegliasse, e ora vuole che prontamente si alzi. La
chiama in maniera così dolce e così ferma che, anche se lei non fosse tanto desiderosa
come è di obbedirgli, non potrebbe opporre resistenza. Alzatevi mia Amata, che ho
scelto di fare mia Sposa, e mia bella: perché vi trovo così bella, a mio parere,
osservando in voi mille tratti della mia bellezza. Mia colomba, semplice e fedele;
alzatevi e uscite, dato che avete tutte le qualità necessarie per uscire da voi stessa.
Avendovi attirata dentro di voi, io esco per così dire fuori di voi stessa, allo scopo di
obbligarvi a uscirne seguendomi.
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Questa uscita è ben diversa da quella di cui si è parlato prima, e molto più
progredita: infatti la prima era un’uscita dalle soddisfazioni naturali, per voler piacere
solamente all’Amato, mentre questa è un’uscita dal possesso di se stessa, al fine di
essere posseduta solo da Dio, e di trovarsi in lui solo, non percependosi più in se stessa.
È un trasporto della creatura all’interno della sua origine, come sarà spiegato in seguito.
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11. Perché l’inverno è già passato: la pioggia è cessata, se n’è andata.
Si deve sapere che ci sono due inverni: quello di fuori e quello di dentro, e che essi
sono reciprocamente contrari. Quando l’inverno è al di fuori, l’estate è al di dentro, il
che conduce l’anima a sprofondarsi di più in se stessa per un effetto della grazia che
opera un profondo raccoglimento; e quando l’inverno è al di dentro, fuori viene
un’estate che costringe l’Anima a uscire da sé, per una dilatazione causata da una
maggiore grazia di abbandono. L’inverno di cui parla qui lo Sposo dicendo che è già
6 Vedi cap. I, v. 7.
7 La Vulgata: «recessit».