Page 44 - Apologia prima
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nominato prima da Mosè.

                  LX. - 1. L’affermazione contenuta nel Timeo di Platone a proposito della
                  natura del Figlio di Dio, quando dice: “Lo dispose nell’universo a forma di
                  X”, è stata anch’essa attinta da Mosè.

                  2. Infatti nei libri di Mosè sta scritto che in quel tempo, quando gli Israeliti
                  uscirono  dall’Egitto  e  si  trovarono  nel  deserto,  si  fecero  loro  incontro
                  animali velenosi, vipere, aspidi ed ogni sorta di serpenti che uccidevano il
                  popolo; e che, per ispirazione e per opera di Dio, Mosè prese del bronzo,
                  gli diede forma di croce, lo pose sul santo tabernacolo e disse al popolo:
                  “Se guardate a questa figura ed avete fede in essa sarete salvati”.


                  3.  Scrisse  che,  fatto  ciò,  i  serpenti  morirono  e  tramandò  che  il  popolo
                  sfuggì così alla morte.

                  4. Platone, letto questo, non capendo esattamente e non comprendendo
                  che il segno era quello della croce, ma pensando a una X, affermò che la
                  Virtù, che viene seconda dopo il Dio principio primo, è disposta a forma
                  di X nell’universo.

                  5. Quanto al fatto che parli di un terzo principio, si spiega così: egli - come
                  abbiamo detto prima - lesse scritto in Mosè che lo Spirito di Dio si librava
                  sopra le acque. I1 secondo posto lo assegna al Logos di Dio, che dice essere
                  disposto a forma di X nell’universo, ed il terzo allo Spirito di cui è detto
                  che  si  muoveva  sopra  le  acque.  Infatti  dice:  “Le  terze  cose  intorno  al
                  terzo”.


                  6. Ascoltate ora come lo Spirito Profetico abbia preannunziato attraverso
                  Mosè la conflagrazione. Ecco le sue parole: “Scenderà un fuoco eterno e
                  divorerà fino al fondo dell’abisso”.

                  7. Non siamo noi pertanto a professare dottrine eguali ad altri, ma tutti gli
                  altri ad imitare e ripetere le nostre.

                  8.  Presso  di  noi  si  possono  ascoltare  ed  apprendere  da  chi  neppure
                  conosce  il  carattere  dell’alfabeto,  ignoranti  e  barbari  di  linguaggio,  ma
                  sapienti e fedeli di mente, alcuni persino infermi e privi della vista: dal che
                  si può capire che questo avviene non per sapienza umana, ma per potenza
                  di Dio.

                  Il battesimo


                  LXI. - 1. Esporremo in quale modo ci siamo consacrati a Dio, rinnovati da
                  Cristo,  affinché  non  sembri  che,  tralasciando  questa  parte,  viziamo  in

                  GIUSTINO – Apologia prima                                                    pag. 42 di 49
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