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il tempio di Dio, non perché vi è contenuto, ma perché egli è presente. Ora non si
può concepire un tempio migliore dell’anima pura.
21. - DIO NON È AUTORE DEL MALE
Chiunque è l’autore di tutto ciò che esiste, soltanto dalla sua bontà dipende
l’esistenza di tutto ciò che è; a lui non può assolutamente appartenere il non essere.
Tutto ciò che viene meno si allontana dall’essere e tende al non essere. Ora l’essere
e il non venir meno in alcuna parte è bene, invece il venir meno è male. Ma colui al
quale non appartiene il non essere, non è la causa del venir meno, cioè del tendere
al non essere, perché è, se si può dire così, la causa dell’essere. Dunque è soltanto
causa del bene e per questo motivo egli è il sommo Bene. Di conseguenza non è
autore del male colui che è autore di tutte le cose esistenti le quali, in quanto sono,
sono buone.
22. - DIO NON È SOGGETTO ALLA NECESSITÀ
Dove non c’è indigenza, non c’è necessità; dove non c’è difetto, non c’è indigenza.
Ora a Dio non manca nulla, quindi non c’è alcuna necessità.
23. - IL PADRE E IL FIGLIO
Il casto è casto per la castità; l’eterno è eterno per l’eternità; il bello è bello per la
bellezza; il buono è buono per la bontà. Quindi anche il sapiente è sapiente per la
sapienza e il simile per la somiglianza. In due modi però si può dire casto per la
castità: o perché la produce, sicché è casto per quella castità che genera e della
quale è principio e causa di esistenza, oppure, in altro senso, è casto perché
partecipa della castità, sicché a volte può anche non essere casto. Lo stesso dicasi
degli altri casi. È infatti oggetto di conoscenza e di fede che anche l’anima
consegua l’eternità, ma essa diventa eterna perché partecipa dell’eternità. Dio
invece non è eterno in questo modo: egli è autore dell’eternità stessa. Ciò vale
anche per la bellezza e la bontà. Pertanto, allorché si dice che Dio è sapiente, e lo si
dice per quella sapienza di cui sarebbe un delitto credere che talvolta sia stato
privo o potrebbe essere privo, non è detto sapiente perché partecipa della
sapienza, come l’anima che può essere o non essere sapiente, ma perché egli stesso
ha generato quella sapienza, per la quale è detto sapiente. Allo stesso modo le cose
che sono o caste, o eterne, o belle, o buone, o sapienti per partecipazione hanno la
possibilità, come si è detto, di non essere né caste, né eterne, né belle, né buone, né
sapienti. Ma la castità stessa, l’eternità, la bellezza, la bontà, la sapienza non sono
affatto soggette o alla corruzione o, per così dire, alla temporalità, o alla deformità,
o alla malizia. Anche le cose che sono simili per partecipazione sono dunque
soggette alla dissomiglianza. La somiglianza stessa però non può assolutamente
essere dissimile in alcuna parte. Di conseguenza quando il Figlio è detto
somiglianza del Padre (poiché per partecipazione a lui sono simili tutte le cose che
si assomigliano tra loro o a Dio: tale è infatti la prima specie da cui le cose