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ricevono, per dire così, la loro specie e forma da cui tutte sono formate), da nessun
punto di vista il Figlio può essere dissimile dal Padre. Egli è dunque uguale al
Padre, solo che uno è Figlio e l’altro Padre, cioè uno è la somiglianza e l’altro colui
del quale il Figlio è la somiglianza; uno è sostanza e l’altro sostanza, da cui risulta
un’unica sostanza. Se infatti non è una sola, la somiglianza riceve la
dis(somiglianza): ipotesi che ogni ragionamento rigoroso rifiuta.
24. - PECCATO E BUONA AZIONE DIPENDONO
DAL LIBERO ARBITRIO DELLA VOLONTÀ?
Tutto ciò che avviene a caso, avviene senza riflessione; tutto ciò che avviene
sconsideratamente esula dalla provvidenza. Se dunque nel mondo succedono cose
fortuite, l’universo non è regolato dalla provvidenza. Se tutto l’universo non è
guidato dalla provvidenza c’è qualche natura o sostanza che sfugge all’azione
della provvidenza. Ora tutto ciò che esiste, in quanto esiste, è bene. Bene sommo è
il bene di cui partecipano tutti gli altri beni. Ora tutto ciò che muta, poiché esiste, è
bene non per se stesso, ma per partecipazione al bene immutabile. Invece il bene
immutabile, di cui partecipano tutti gli altri beni, comunque siano, è bene per se
stesso senza relazione ad altro: noi lo chiamiamo anche divina provvidenza.
Dunque nel mondo niente avviene a caso. Ammesso questo ne segue che tutto ciò
che accade nel mondo, in parte dipende dall’azione divina e in parte dalla nostra
volontà. Ma Dio è di gran lunga e senza paragone migliore e più giusto di
qualunque uomo pur ottimo e giustissimo. Ora il Dio giusto che regge e governa
ogni cosa non permette che qualcuno sia castigato o premiato senza che lo meriti.
Ora merita castigo il peccato, merita ricompensa la buona azione. Ma né il peccato
né la buona azione si possono giustamente imputare a chi non ha agito di propria
volontà. Il peccato e la buona azione dipendono dunque dal libero arbitrio della
volontà.
25. - LA CROCE DI CRISTO
La Sapienza di Dio ha assunto l’umanità per mostrarci come noi possiamo vivere
rettamente. È proprio della vita buona non temere ciò che non deve temersi. Ora
non si deve temere la morte. Era pertanto opportuno mostrarlo con la morte di
quell’Uomo che la Sapienza di Dio ha assunto. Vi sono però degli uomini che, pur
non temendo la morte, hanno in orrore un particolare genere di morte.
Ciononostante, come non bisogna temere la stessa morte, così per l’uomo che vive
bene e rettamente non c’è da temere alcun genere di morte. Ma anche questo si
doveva dimostrare con la croce di quell’Uomo. Infatti, tra tutti i generi di morte,
non ce n’era uno più odioso e spaventoso di quello.
26. - LA DIVERSITÀ DEI PECCATI
Alcuni sono peccati di debolezza, altri di inavvertenza, altri di malizia. La
debolezza è contraria alla fortezza, l’inavvertenza alla sapienza, la malizia alla