Page 15 - 83 Questioni diverse
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la reputazione abituale e lodevole di qualcuno. La dignità è l’autorità onesta di
                  qualcuno, meritevole di rispetto, onore e riverenza. La grandezza  è la grande
                  disponibilità di potenza o di maestà o di mezzi diversi. L’amicizia è la benevolenza
                  verso qualcuno, che si ama per se stesso e, da parte sua, corrisponde con identico
                  volere. Poiché noi qui trattiamo di pubblici affari, aggiungiamo all’amicizia i frutti,
                  perché appaia desiderabile anche in vista di questi, e così non ci riprendano coloro
                  i quali ritengono che noi parliamo genericamente dell’amicizia. Anche se vi sono
                  alcuni che credono che l’amicizia si deve ricercare solo in vista dell’utilità, vi sono
                  che affermano che sia da ricercarsi per se stessa e altri ancora che la ricercano tanto
                  per se stessa quanto per l’utilità. Quale di queste opinioni sia la più vera, sarà
                  esaminato altrove ".

                              32. - PUÒ UNO INTENDERE UNA COSA MEGLIO DI UN ALTRO? E LA
                               COMPRENSIONE DI QUESTA COSA PUÒ CRESCERE ALL’INFINITO?

                  Chiunque intende una cosa diversamente da quella che è, si sbaglia; e chiunque si
                  sbaglia  non  capisce  dove  sbaglia.  Chiunque  pertanto  intende  una  cosa
                  diversamente da quella che è, non la capisce. Dunque non si può comprendere
                  nulla se non così com’è. Capita anche a noi di capire una cosa non diversamente da
                  quella che è, oppure di non capire assolutamente nulla, perché non la s’intende
                  così com’è. Non c’è dubbio pertanto che esista un’intelligenza perfetta, di cui non
                  ci  può  essere  un’altra  più  eccellente.  Di  conseguenza  non  si  può  procedere
                  all’infinito nella conoscenza di una cosa, e neppure uno può comprenderla meglio
                  di un altro.

                                                     33. - IL TIMORE

                  Nessuno dubita che l’unico motivo del timore sia il pensiero di perdere quello che
                  amiamo dopo averlo conquistato o di non ottenere quello che si è desiderato.
                  Perciò chiunque sarà capace di apprezzare e possedere questa stessa mancanza di
                  timore,  che timore  potrà  mai avere di perdere  questa  condizione? Poiché  noi
                  temiamo di perdere molte delle cose che amiamo e possediamo, le custodiamo con
                  timore. Nessuno però può con la paura custodire la libertà dal timore. Ugualmente
                  chi  desidera  non  avere  paura,  anche  se  non  vi  è  ancora  giunto  ma  spera  di
                  arrivarvi, non deve temere di non conseguirlo. Con questo timore infatti non si
                  teme altro che lo stesso timore. Invero ogni timore è fuga da qualcosa, ma nessuna
                  cosa fugge da se stessa. Dunque non si teme il timore. Se poi qualcuno ritiene che è
                  improprio dire che il timore teme qualcosa, poiché è piuttosto l’animo a temere a
                  causa del timore, faccia attenzione a una cosa di facile comprensione: non c’è
                  timore se non di un male futuro o imminente. È necessario però che chi teme fugga
                  qualcosa; chi invece ha paura di temere si pone in una situazione più che assurda,
                  perché fuggendo ritrova le stesse cose che fugge. Poiché infatti non si teme se non
                  che accada qualcosa di male, temere  che capiti  di aver paura non  è altro che
                  abbracciare  ciò  che  si  respinge.  Se  la  cosa  è  contraddittoria,  e  lo  è,  non  teme
                  assolutamente chi non desidera altro che non avere paura. Pertanto nessuno può
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