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la reputazione abituale e lodevole di qualcuno. La dignità è l’autorità onesta di
qualcuno, meritevole di rispetto, onore e riverenza. La grandezza è la grande
disponibilità di potenza o di maestà o di mezzi diversi. L’amicizia è la benevolenza
verso qualcuno, che si ama per se stesso e, da parte sua, corrisponde con identico
volere. Poiché noi qui trattiamo di pubblici affari, aggiungiamo all’amicizia i frutti,
perché appaia desiderabile anche in vista di questi, e così non ci riprendano coloro
i quali ritengono che noi parliamo genericamente dell’amicizia. Anche se vi sono
alcuni che credono che l’amicizia si deve ricercare solo in vista dell’utilità, vi sono
che affermano che sia da ricercarsi per se stessa e altri ancora che la ricercano tanto
per se stessa quanto per l’utilità. Quale di queste opinioni sia la più vera, sarà
esaminato altrove ".
32. - PUÒ UNO INTENDERE UNA COSA MEGLIO DI UN ALTRO? E LA
COMPRENSIONE DI QUESTA COSA PUÒ CRESCERE ALL’INFINITO?
Chiunque intende una cosa diversamente da quella che è, si sbaglia; e chiunque si
sbaglia non capisce dove sbaglia. Chiunque pertanto intende una cosa
diversamente da quella che è, non la capisce. Dunque non si può comprendere
nulla se non così com’è. Capita anche a noi di capire una cosa non diversamente da
quella che è, oppure di non capire assolutamente nulla, perché non la s’intende
così com’è. Non c’è dubbio pertanto che esista un’intelligenza perfetta, di cui non
ci può essere un’altra più eccellente. Di conseguenza non si può procedere
all’infinito nella conoscenza di una cosa, e neppure uno può comprenderla meglio
di un altro.
33. - IL TIMORE
Nessuno dubita che l’unico motivo del timore sia il pensiero di perdere quello che
amiamo dopo averlo conquistato o di non ottenere quello che si è desiderato.
Perciò chiunque sarà capace di apprezzare e possedere questa stessa mancanza di
timore, che timore potrà mai avere di perdere questa condizione? Poiché noi
temiamo di perdere molte delle cose che amiamo e possediamo, le custodiamo con
timore. Nessuno però può con la paura custodire la libertà dal timore. Ugualmente
chi desidera non avere paura, anche se non vi è ancora giunto ma spera di
arrivarvi, non deve temere di non conseguirlo. Con questo timore infatti non si
teme altro che lo stesso timore. Invero ogni timore è fuga da qualcosa, ma nessuna
cosa fugge da se stessa. Dunque non si teme il timore. Se poi qualcuno ritiene che è
improprio dire che il timore teme qualcosa, poiché è piuttosto l’animo a temere a
causa del timore, faccia attenzione a una cosa di facile comprensione: non c’è
timore se non di un male futuro o imminente. È necessario però che chi teme fugga
qualcosa; chi invece ha paura di temere si pone in una situazione più che assurda,
perché fuggendo ritrova le stesse cose che fugge. Poiché infatti non si teme se non
che accada qualcosa di male, temere che capiti di aver paura non è altro che
abbracciare ciò che si respinge. Se la cosa è contraddittoria, e lo è, non teme
assolutamente chi non desidera altro che non avere paura. Pertanto nessuno può