Page 18 - 83 Questioni diverse
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offerto. Al contrario il veleno della carità è la brama di conseguire e possedere beni
materiali; suo alimento è invece la diminuzione della cupidigia e sua perfezione
l’eliminazione di ogni bramosia. Segno del suo progresso è la diminuzione del
timore; segno della sua perfezione l’assenza di timore, poiché la cupidigia è la radice
di tutti i mali , e la carità perfetta scaccia il timore . Chi dunque vuole alimentarla
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insista nell’eliminare la cupidigia. La cupidigia poi è la smania di conquistare e di
ottenere beni materiali. L’inizio di questa eliminazione è il timore di Dio, l’unico
che non si può temere senza amarlo. Si tende infatti alla sapienza e non c’è nulla di
più vero del detto: Inizio della sapienza è il timore del Signore . Non c’è invero
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nessuno che non fugga maggiormente il dolore più di quanto desideri il piacere,
giacché vediamo che anche le belve più feroci sono distolte dai piaceri più forti per
paura dei dolori. Quando questo loro atteggiamento diventa un’abitudine, diciamo
che sono domate e ammansite. Perciò, poiché l’uomo ha la ragione, che, quando
viene asservita per deplorevole perversione alla cupidigia, suggerisce, per liberarsi
dal timore degli uomini, di poter celare quanto è stato commesso ed escogita
astutissimi inganni per coprire i peccati occulti, ne deriva che gli uomini, non
ancora attratti dalla bellezza della virtù, se non vengono distolti dal peccato per
mezzo delle pene, che sono giustamente predicate da uomini santi e amici di Dio, e
se non riconoscono che ciò che nascondono agli uomini non si può nascondere a
Dio, si dominano più difficilmente delle belve. Affinché temano Dio, bisogna
convincerli che tutte le cose sono governate dalla divina Provvidenza, non tanto
con ragionamenti - chi riesce a penetrarli può già scoprire la bellezza della virtù -
quanto con esempi o recenti, se ve ne sono, o desunti dalla storia, specialmente da
quella che, per disposizione della divina Provvidenza, sia nel Vecchio che nel
Nuovo Testamento, ha ricevuto la suprema autorità della religione. Allo stesso
tempo bisogna trattare anche delle pene dei peccati e dei premi delle buone opere.
2. Quando poi ci saremo persuasi che l’abitudine a non peccare è facile, mentre
prima la si riteneva gravosa, s’incomincia a gustare la dolcezza della pietà e ad
apprezzare la bellezza della virtù, sicché la libertà della carità prevale sulla
schiavitù del timore. Bisogna allora persuadere i fedeli, una volta ricevuti i
sacramenti della rigenerazione, i quali devono necessariamente scuoterli in
profondità, sulla differenza che esiste tra i due uomini: il vecchio e il nuovo,
l’esteriore e l’interiore, il terreno e il celeste, vale a dire tra colui che desidera i beni
carnali e temporali e colui che desidera i beni spirituali ed eterni. Bisogna inoltre
ammonirli a non attendere da Dio benefici labili e passeggeri, di cui possono
abbondare anche i cattivi, ma quelli stabili ed eterni; per ottenerli occorre
disprezzare assolutamente tutte le cose che in questo mondo sono ritenute beni o
mali. A questo punto bisogna proporre l’esempio straordinario e unico dell’Uomo-
Dio, il quale, pur mostrando con tanti miracoli il grande potere che aveva sulle
cose, disprezzò le cose che gli ignoranti reputano grandi beni e sopportò quelle che
ritengono grandi mali. E perché nessuno sia tanto esitante ad adottare questi
atteggiamenti e questo insegnamento quanto più lo ammira, bisogna mostrare, con
le sue promesse ed esortazioni e la moltitudine dei suoi imitatori, Apostoli, martiri
e santi innumerevoli, che non c’è motivo di disperare di realizzarli.