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desiderare solo questo, senza ottenerlo. Se poi debba desiderarsi solo questo, è
un’altra questione. Chi non è paralizzato dal timore, non è sconvolto dalla
cupidigia, né tormentato dalla tristezza, né sballottato dalla gioia frivola e sfrenata.
Se infatti è preso dalla cupidigia - la quale non è altro che la brama delle cose che
passano - temerà necessariamente o di perderle una volta ottenute o di non riuscire
ad ottenerle. Se invece non ha paura, allora non è bramoso. Ugualmente se è
angustiato dal dolore, necessariamente è anche agitato dalla paura, poiché
l’angoscia dei mali presenti è uguale alla paura dei mali imminenti. Ma se non ha
paura, non ha neppure angoscia. Ugualmente se si rallegra sconsideratamente, si
rallegra di cose che può perdere, è dunque necessario che tema di perderle. Ma se
non ha alcun timore, non si rallegra affatto sconsideratamente.
34. - NON SI DEVE DESIDERARE ALTRO CHE ESSERE LIBERATI DALLA PAURA
Se il non avere paura è un vizio, non bisogna desiderarlo. Ma nessuno pienamente
felice ha paura e nessuno al colmo della felicità si trova nel vizio. Non avere paura
non è dunque un vizio. L’audacia invece è un vizio. Non segue però che sia audace
chiunque non ha paura, mentre chiunque è audace non ha paura. Un cadavere non
ha paura. Poiché l’assenza di timore è comune a chi è al colmo della felicità,
all’audace e al cadavere - ma chi è pienamente felice non teme per serenità
d’animo, l’audace per temerarietà, il cadavere per mancanza di ogni sensibilità -, si
deve desiderare di essere liberi dalla paura, perché vogliamo essere felici; ma non
si deve desiderare soltanto questo, poiché non vogliamo essere audaci e insensibili.
35. - CHE COSA SI DEVE AMARE
1. Poiché ogni essere senza vita non teme, nessuno ci convincerà a privarci della
vita per essere liberi anche dal timore. Bisogna desiderare di vivere senza paura.
Ma poiché la vita senza timore, se è anche sprovvista d’intelligenza, non è affatto
desiderabile, bisogna desiderare di vivere senza timore ma con l’intelligenza.
Bisogna amare solo questo o anche lo stesso amore? Sì, certamente, perché senza
amore non si amano neppure quelle cose. Ma se l’amore è amato in vista di altre
cose da amare, è un’imprecisione dire che sia amato. Amare infatti altro non è che
desiderare una cosa per se stessa. Si deve dunque desiderare l’amore per se stesso,
per il fatto che quando manca ciò che si ama, questa mancanza è una vera miseria?
Poiché inoltre l’amore è uno slancio, e non c’è slancio se non verso qualcosa,
quando cerchiamo che cosa sia da amare, cerchiamo quale sia l’oggetto verso cui
conviene muoversi. Pertanto se bisogna amare l’amore, non ogni amore è
certamente da amare. C’è infatti anche l’amore turpe, col quale l’animo si attacca
alle cose inferiori a sé e che più propriamente si chiama cupidigia, ed è la radice di
tutti i mali . Non si deve perciò amare ciò che può essere sottratto a chi ne ama e
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gode. Che cosa deve dunque amare l’amore se non ciò che non può venire a
mancare finché si ama? Questa cosa non è altro che l’identità di avere e conoscere.
Ora per l’oro e le altre cose materiali non è lo stesso avere e conoscere: perciò non
si devono amare. E poiché si può amare una cosa, senza possederla, non solo tra le