Page 75 - 83 Questioni diverse
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2. Ora se il pio intelletto ammette questo anche del Signore Gesù Cristo - non in
                  quanto Verbo, che in principio era presso Dio  , ma in quanto bambino, che
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                  cresceva in età e sapienza  , salva l’umanità che ha assunto in proprio e non ha in
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                  comune con gli altri uomini  -,  è  chiaro che egli entra in possesso dell’eredità
                  mediante la sua morte. Non potremmo infatti essere coeredi, se egli stesso non
                  fosse erede. Se invece la fede non ammette questo, che cioè l’uomo assunto dal
                  Signore prima abbia avuto una visione parziale e poi totale, sebbene sia stato detto
                  che progrediva in sapienza, bisogna intendere  l’erede  nel suo corpo,  che  è la
                  Chiesa, di cui siamo coeredi, come diciamo di essere figli di quella madre, sebbene
                  sia composta da noi stessi.

                  3. Ma si può ancora domandare: con la morte di chi siamo diventati anche noi
                  eredità di Dio, secondo il detto: Ti darò in eredità le genti  ? Forse con la morte di
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                  questo mondo che prima ci teneva sotto il suo dominio? Ma dopo, quando noi
                  diciamo: Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo  , Cristo ci possiede,
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                  una  volta  morto  quello  che  ci  dominava.  Quando  rinunziamo  al  mondo,  noi
                  moriamo al mondo e il mondo a noi.

                                      76. - SULLE PAROLE DELL’APOSTOLO GIACOMO:
                                           MA VUOI SAPERE, O INSENSATO, COME
                                       LA FEDE SENZA LE OPERE È SENZA VALORE?
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                  1. Poiché l’apostolo Paolo, affermando che l’uomo è giustificato dalla fede senza le
                  opere, non è stato bene compreso da quanti hanno interpretato la frase in modo da
                  ritenere che, dopo avere una volta creduto in Cristo, anche se agissero male e
                  conducessero una vita criminosa e perversa, possono ugualmente salvarsi grazie
                  alla fede, il passo di questa lettera   espone come si deve intendere il pensiero
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                  stesso dell’apostolo Paolo. Si serve perciò di preferenza dell’esempio di Abramo
                  per dimostrare che la fede, se non opera il bene, è vana. Anche l’apostolo Paolo si è
                  servito dell’esempio di Abramo per confermare che l’uomo è giustificato dalla fede
                  senza le opere della legge  . Quando ricorda le buone opere di Abramo, che hanno
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                  accompagnato la sua fede, mostra a sufficienza che l’apostolo Paolo non ha affatto
                  insegnato, con l’esempio di Abramo, che l’uomo è giustificato dalla fede senza le
                  opere,  sicché  chi  crede  non  si  preoccupi  di  operare  il  bene.  Ma  ha  piuttosto
                  insegnato  che  nessuno  deve  ritenere  di essere  giunto per i meriti delle opere
                  precedenti al dono della giustificazione che dipende dalla fede. In questo senso i
                  Giudei  si  ritenevano  superiori  ai  pagani  che  credevano  in  Cristo,  in  quanto
                  dicevano di essere giunti alla grazia del Vangelo per i meriti delle buone opere
                  prescritte  dalla  legge.  Inoltre  molti  di  coloro  che  avevano  creduto  erano
                  scandalizzati perché la grazia di Cristo veniva conferita a pagani incirconcisi. Per
                  questo motivo l’apostolo Paolo afferma che l’uomo può essere giustificato dalla
                  fede senza le opere precedenti. Infatti chi è giustificato dalla fede, come potrebbe in
                  seguito operare diversamente se non secondo giustizia, anche se prima non ha
                  compiuto niente di giusto, essendo pervenuto alla giustificazione della fede non in
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