Page 74 - 83 Questioni diverse
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uguaglianza  e  somiglianza,  se  non  ci  fosse  intervallo  di  tempo.  Infatti  la
                  somiglianza del figlio deriva dal genitore, sicché si può giustamente parlare di
                  immagine e questa può essere così grande da dirsi a ragione uguaglianza, a parte
                  la precedenza di tempo del genitore. Da ciò si capisce che talvolta l’uguaglianza
                  comporta non solo la somiglianza ma anche l’immagine, come risulta dall’esempio
                  precedente. Qualche volta ci può essere somiglianza e uguaglianza, sebbene non vi
                  sia immagine, come si è detto di uova identiche. Può esservi anche somiglianza e
                  immagine, sebbene non vi sia uguaglianza, come abbiamo mostrato nel caso dello
                  specchio. Può esservi anche somiglianza dove c’è uguaglianza e immagine, come
                  abbiamo notato dei figli, eccettuata la precedenza temporale dei genitori. Così
                  diciamo che una sillaba è uguale ad un’altra, sebbene una sia prima e l’altra dopo.
                  Ma,  poiché  in  Dio  si  esclude  la  condizione  temporale  -  non  si  può  infatti
                  ragionevolmente  immaginare  che  Dio  abbia  generato  nel  tempo  il  Figlio,  per
                  mezzo del quale ha creato i tempi - ne consegue che egli non solo è sua immagine,
                  perché  procede  da  lui,  e  somiglianza,  perché  sua  immagine     353 ,  ma  anche
                  uguaglianza così perfetta da escludere l’ostacolo dell’intervallo temporale.

                                                  75. - L’EREDITÀ DI DIO

                  1. Come dice l’Apostolo agli Ebrei: Un testamento ha valore dopo la morte del testatore
                  354 , conclude quindi che il Nuovo Testamento è entrato in vigore, quando Cristo è
                  morto per noi. Il Vecchio Testamento era la sua immagine; in esso la morte del
                  testatore era prefigurata per mezzo della vittima sacrificale. Se dunque si domanda

                  come mai noi, a dire dello stesso Apostolo, siamo coeredi di Cristo, figli ed eredi di Dio
                  355  - dal momento che anche l’eredità è resa stabile dalla morte del defunto, né
                  l’eredità si può concepire in altro modo -, si risponderà che siamo diventati eredi
                  con la sua morte, poiché siamo stati chiamati anche suoi figli. Egli dice: I figli dello
                  sposo non digiunano quando lo sposo è con loro  . Siamo dunque chiamati suoi eredi
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                  perché ci ha lasciato, in virtù della fede nell’economia temporale, il possesso della
                  pace della Chiesa, che possediamo in questa vita, come ha attestato dicendo: Vi
                  lascio la pace, vi dò la mia pace  . Diventeremo poi suoi coeredi, quando, alla fine del
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                  mondo, la morte sarà assorbita nella vittoria  . Allora saremo infatti simili a lui, poiché
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                  lo vedremo così come egli è  . Non otteniamo questa eredità con la morte del Padre
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                  suo, che non può morire; anzi egli è la nostra eredità, secondo quanto sta scritto: Il
                  Signore è mia parte di eredità  . Ma poiché, quando siamo stati chiamati ancor piccoli
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                  e inadatti a contemplare le realtà spirituali, la divina misericordia si è abbassata
                  sino ai nostri più umili pensieri, perché ci sforzassimo in qualche modo di scorgere
                  quanto  non  vedevamo  con  chiarezza  ed  evidenza:  e  così  muore  la  stessa
                  conoscenza confusa, quando inizierà la visione faccia a faccia. È infatti opportuno
                  dire che morirà ciò che sarà tolto: Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è
                  imperfetto scomparirà  . Così, in un certo senso, il Padre muore per noi in enigma ed
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                  egli stesso diventa l’eredità, quando lo vedremo faccia a faccia; non già che egli
                  muoia ma perché la visione imperfetta che abbiamo di lui è abolita dalla visione
                  perfetta. Se però prima quella non ci alimentasse, noi non diverremmo capaci
                  dell’altra pienissima e chiarissima.
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