Page 71 - 83 Questioni diverse
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lontano da qualche nostra carica o dignità sociale, bisogna abbassarsi fino a lui e
manifestargli con modestia e affabilità d’animo quanto non ardisce chiedere
personalmente. Certamente, anche se di rado, ma talvolta capita, quando vogliamo
ricevere qualcuno in amicizia, di conoscere i suoi lati negativi prima dei buoni:
offesi, e in certo modo urtati dai difetti, lo respingiamo senza preoccuparci di
scoprire le sue buone qualità che sono forse più latenti. Pertanto il Signore Gesù
Cristo, che ci vuole suoi imitatori, ci ammonisce a tollerare i suoi difetti per
giungere, con la pazienza della carità, a qualche dote positiva, piacevole e
riposante. Dice infatti: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati .
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Se dunque per amore di Cristo non dobbiamo respingere dal cuore neppure uno
che forse è totalmente infermo, poiché può essere risanato dal Verbo di Dio, tanto
meno dobbiamo respingere uno che può sembrarci del tutto infermo, perché siamo
stati incapaci di tollerare alcuni suoi difetti all’inizio dell’amicizia e, ciò che è più
grave, abbiamo osato per antipatia esprimere un giudizio temerario e precipitoso
su tutta la persona, indifferenti al detto: Non giudicate, per non essere giudicati, e: Con
la misura con la quale giudicate sarete misurati anche voi . Spesso appaiono prima i
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lati positivi: anche qui bisogna guardarci dal giudizio affrettato di benevolenza
perché, prendendo tutto per buono, i lati negativi, che appaiono dopo, non ti
colgano alla sprovvista e impreparato, procurando un danno più grave, sì da
odiare con maggior rancore colui che hai amato sconsideratamente: il che è
ingiusto! Anche se da principio non appaia alcuna sua qualità e risaltino invece per
primi i lati che poi risultano spiacevoli, bisogna tuttavia sopportarli, finché tu
possa applicare con lui i rimedi adatti di solito a correggere tali difetti. A maggior
ragione le precedenti buone qualità servono da garanzia per spingerci a tollerare i
difetti che si scorgono dopo.
7. È dunque la legge stessa di Cristo che ci impegna a portare vicendevolmente i
nostri pesi. Amando Cristo è facile sopportare la debolezza altrui, anche di uno che
non amiamo ancora per le sue buone qualità. Pensiamo che il Signore, che noi
amiamo, è morto per lui. L’apostolo Paolo ci ha inculcato questa carità con le
parole: Ed ecco, per la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è
morto! Se dunque noi amiamo di meno il debole a causa del motivo che lo rende
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debole, consideriamo in lui chi è morto per lui. Ora non amare Cristo non è
debolezza: è morte! Bisogna quindi riflettere con grande attenzione e, implorando
la misericordia di Dio, non trascurare Cristo a causa di un infermo, quando
dobbiamo amare il debole per amore di Cristo.
72. - I TEMPI ETERNI
Si può ricercare il senso delle parole dell’apostolo Paolo: Prima dei tempi eterni . Se
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infatti sono tempi, in che senso sono eterni? E se eterni, in che senso sono tempi? A
meno che non abbia voluto dire: prima di tutti i tempi. Perché se avesse detto prima
dei tempi, senza aggiungere eterni, si potrebbe intendere: prima di alcuni tempi, che
però erano preceduti da altri tempi. Invece in luogo di "tutti" ha preferito dire
eterni, forse perché il tempo non ha avuto inizio dal tempo. O forse con tempi eterni