Page 68 - 83 Questioni diverse
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scritto: " La morte è stata ingoiata per la vittoria ". Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o
morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la
legge. In questo testo per morte ritengo che s’intenda l’impulso carnale che resiste
alla buona volontà, a causa del compiacimento dei piaceri temporali. Non si
direbbe infatti: Dov’è, o morte, la tua contesa? se non vi fosse opposizione e
contrasto. La sua contesa è descritta anche in un altro testo: La carne ha desideri
contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a
vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste . Pertanto con la santità perfetta si
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realizza la sottomissione di ogni appetito carnale al nostro spirito illuminato e
vivificato, cioè alla buona volontà. E come ora costatiamo di essere liberi da molti
capricci puerili che da piccoli, se ci fossero stati negati, ci avrebbero afflitto assai
aspramente, così bisogna credere che avverrà di ogni piacere carnale, quando la
santità perfetta avrà riformato integralmente l’uomo. Ora però, finché in noi c’è
qualcosa che si oppone alla buona volontà, abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio
mediante uomini e angeli buoni, perché la nostra ferita, in attesa della guarigione,
non ci tormenti al punto da uccidere anche la buona volontà. Abbiamo meritato
questa morte col peccato: peccato che prima si trovava totalmente nel libero
arbitrio, quando, in paradiso, nessun dolore per un piacere negato resisteva alla
buona volontà dell’uomo, come succede adesso. Se uno, ad esempio, non si è mai
appassionato alla caccia, è assolutamente libero di volere o non volere andare a
caccia. Chi glielo proibisse non lo angustierebbe affatto. Ma se, abusando
malamente di questa libertà, andrà a cacciare contro l’ordine che lo vieta, il piacere
che s’infiltra furtivamente fa morire l’anima a poco a poco, sicché, se volesse
astenersene, non potrebbe senza dispiacere e tristezza, mentre prima avrebbe agito
con tutta tranquillità. Quindi il pungiglione della morte è il peccato, perché col peccato
è seguito il piacere che ora può opporsi alla buona volontà e si può reprimere solo
con dolore. Abbiamo ragione di chiamare morte questo piacere, perché è a
detrimento dell’anima, divenuta peggiore. E la forza del peccato è la legge: perché la
scelleratezza e l’empietà nel commettere ciò che la legge proibisce è maggiore di
ciò che non è vietato da alcuna legge. Allora finalmente la morte sarà ingoiata per
la vittoria, quando, in virtù della piena santificazione dell’uomo, il piacere carnale
sarà soppiantato dal gaudio perfetto delle cose spirituali.
71. - SULLE PAROLE DELLA SCRITTURA: PORTATE I PESI GLI UNI
DEGLI ALTRI E COSÌ ADEMPIRETE LA LEGGE DI CRISTO
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1. Poiché l’osservanza dell’Antico Testamento si basava sul timore, non si poteva
dire più chiaramente che il dono del Nuovo Testamento è la carità come in questo
testo, dove l’Apostolo dice: Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di
Cristo. Si capisce bene perché egli parla di questa legge di Cristo: il Signore stesso ci
ha comandato di amarci a vicenda, attribuendo così grande importanza a questa
sentenza da affermare: Da questo sapranno che siete miei discepoli se vi amate gli uni gli
altri . Questo amore impone di portare vicendevolmente i nostri pesi. Ma questo
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dovere, che non è eterno, condurrà certamente alla beatitudine eterna, dove non ci
saranno più quei pesi che ci è comandato di portare scambievolmente. Ma