Page 58 - 83 Questioni diverse
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sono stati avvolti dal fuoco divino della carità. Queste sono le primizie dell’uomo,
perché la verità dapprima afferra il nostro spirito e per suo mezzo conquista tutto
il resto. Possiede dunque già le primizie offerte a Dio chi dice: Con la mente servo la
legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato ; altrettanto chi dice: Dio a cui
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servo nel mio spirito , come anche colui di cui si dice: Lo spirito è pronto ma la carne è
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debole . Ma poiché aggiunge anche: sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo
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corpo votato alla morte? , e si riferisce ancora a tali persone: Darà la vita anche ai
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vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi ; non c’è ancora l’olocausto.
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Ci sarà invece quando la morte sarà assorbita nella vittoria e le si dirà: Dov’è, o
morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Ora dunque, afferma, non
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solo tutta la creazione, ossia quella del corpo, ma anche noi che possediamo le primizie
dello spirito, cioè anche noi anime, che abbiamo già offerto a Dio come primizie le
nostre menti, gemiamo interiormente, cioè oltre il corpo, aspettando l’adozione, la
redenzione del nostro corpo . Aspettiamo cioè che lo stesso corpo, ricevendo il dono
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dell’adozione a figli, alla quale siamo stati chiamati, manifesti che noi, totalmente
liberi ed affrancati da ogni disagio, siamo completamente figli di Dio. Nella
speranza infatti noi siamo stati salvati: ma la speranza che si vede non è più speranza .
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Quando sarà manifestato ciò che saremo, vale a dire saremo simili a lui perché lo vedremo
così come egli è , allora sarà dunque realtà ciò che ora è speranza.
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7. Se questo capitolo viene spiegato, come si è fatto, evitiamo quelle difficoltà per
cui molti uomini sono costretti a dire che tutti gli Angeli e le Virtù celesti sono nel
dolore e nei gemiti, finché noi non saremo totalmente liberati, poiché è stato detto:
Tutta la creazione geme e soffre . Sebbene essi infatti ci aiutino secondo la loro
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dignità, mentre obbediscono a Dio, che per noi si è degnato d’inviare perfino il suo
unico Figlio, bisogna credere tuttavia che lo facciano senza gemiti e dolori, per non
ritenerli infelici, e che sia più felice il povero Lazzaro, uno di noi, che già riposa nel
seno di Abramo. Tanto più che ha detto che questa stessa creazione, che geme e
soffre, è soggetta alla vanità; ammettere questo delle somme e perfette creature,
quali le Virtù e le Potestà, è uno sproposito. Ha detto inoltre che deve essere
liberata dalla schiavitù della morte: non possiamo credere che vi siano incorsi
quelli che in cielo conducono una vita pienamente felice. Non si deve tuttavia
affermare nulla superficialmente, ma anche le parole divine si devono affrontare
con devota diligenza. Forse la creazione che geme, soffre ed è soggetta alla vanità
potrebbe intendersi in un altro modo e applicarsi, senza empietà, anche agli Angeli
più eminenti in quanto, per ordine di nostro Signore, vengono in soccorso della
nostra infermità. Ma sia che si accetti quella che noi abbiamo proposto o un’altra
spiegazione di questo capitolo, bisogna preoccuparsi soltanto di non contraddire o
ferire la fede cattolica. So infatti che eretici sconsiderati hanno sciorinato su questo
capitolo molte teorie empie e dissennate.
68. - SUL TESTO DELLA SCRITTURA:
O UOMO, TU CHI SEI PER DISPUTARE CON DIO?
1. Poiché sembra che l’Apostolo abbia ripreso i curiosi quando dice: O uomo, tu chi