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della carne, cioè non giustificava gli schiavi della carne. Ma Dio mandò il suo proprio
Figlio in una carne simile a quella del peccato . Non era una carne di peccato, poiché
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non era nata da piacere carnale, ma somigliava alla carne di peccato, perché era
carne mortale e Adamo ha meritato la morte a causa del peccato. Ma che ha fatto il
Signore? In vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne , assumendo
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cioè la carne dell’uomo peccatore e insegnando come vivere condannò il peccato
nella stessa carne, affinché lo spirito, infiammato d’amore per le cose eterne, non
fosse condotto schiavo consentendo alla libidine. Perché la giustizia della legge -
prosegue - si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo
spirito . Quindi i precetti della legge, che non potevano essere osservati mediante
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il timore, furono osservati per mezzo dell’amore. Quelli infatti che vivono secondo la
carne, pensano alle cose della carne - bramano cioè i beni carnali come beni supremi -;
quelli invece che vivono secondo lo Spirito pensano alle cose dello Spirito. Ma la prudenza
della carne è morte; la prudenza dello Spirito invece è vita e pace, perché la prudenza della
carne è nemica di Dio . Lo stesso Apostolo spiega cosa intenda per nemica, perché
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nessuno creda che si introduca in opposizione un altro principio. Aggiunge infatti
queste parole: Non è soggetta alla legge di Dio e neanche lo può . Quindi essere
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nemico di Dio vuol dire trasgredire la legge: non perché qualcosa possa nuocere a
Dio, ma perché chiunque resiste alla volontà di Dio nuoce a se stesso. Questo
significa infatti recalcitrare contro lo stimolo, come è stato detto dal cielo all’Apostolo,
quando perseguitava ancora la Chiesa . Per questo la frase: Non è soggetta alla
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legge di Dio e neanche lo può , corrisponde alla seguente: la neve non riscalda e
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neppure lo può. Infatti, finché resta neve, non riscalda; ma può essere sciolta e
bollire sì da riscaldare; ma quando fa questo non è più neve. Così si parla anche di
prudenza della carne, quando l’anima brama come beni supremi i beni materiali.
Finché tale brama è in lei, non può essere soggetta alla legge di Dio, cioè non può
osservare i precetti della legge. Quando invece comincia a desiderare i beni
spirituali e disprezzare i materiali, viene meno la prudenza della carne e non si
oppone allo spirito. Anche dell’anima stessa si dice infatti che ha la prudenza
carnale, quando desidera le cose inferiori, e la prudenza spirituale, quando
desidera le superiori: non perché la prudenza della carne è una sostanza, che
l’anima si mette o si toglie, ma è una disposizione dell’anima stessa, che sparisce
completamente quando si converte del tutto alle cose superiori. Quelli che vivono
secondo la carne non possono piacere a Dio , quelli cioè che acconsentono ai piaceri
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della carne. Perché nessuno creda che si riferisca a coloro che non sono ancora
passati da questa vita, molto opportunamente aggiunge: Voi però non siete sotto il
dominio della carne, ma dello spirito . Parla certamente a persone ancora in vita.
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Erano infatti sotto il dominio dello Spirito, perché trovavano conforto nella fede,
speranza e carità ai desideri delle cose spirituali. Se però - continua - lo Spirito di Dio
abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in
voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della
giustificazione 227 . Dice che il corpo è morto, finché si trova nella condizione
d’infastidire l’anima per il bisogno di cose materiali e di stimolarla per certi
impulsi, originati dallo stesso bisogno, a desiderare le cose della terra. L’anima
tuttavia, pur esistendo questi impulsi, non acconsente a fare il male, perché osserva