Page 53 - 83 Questioni diverse
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ora pecca anche con la trasgressione. Quanto poi al testo: Il peccato, prendendo
occasione dal comandamento, mi ha sedotto , vuol indicare o che l’attrattiva del
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piacere a peccare è più intensa, quando c’è la proibizione, o che l’uomo sebbene
agisca secondo il precetto della legge, se manca ancora la fede corroborata dalla
grazia, pretende di attribuire questo a se stesso e non a Dio, e pecca più
gravemente per superbia. Prosegue dunque dicendo: Così la legge è santa, e santo e
giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No
davvero! Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è
bene, perché apparisse peccatore oltre misura o peccato peccaminoso per mezzo del
comandamento. Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne , cioè
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acconsento alla carne, perché non sono ancora liberato dalla grazia spirituale.
Venduto come schiavo del peccato , pecco cioè a prezzo dei piaceri temporali. Non so
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infatti cosa faccio , cioè non avverto di essere nei precetti della verità, dov’è la vera
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scienza. Secondo questa espressione il Signore dice ai peccatori: Non vi conosco. A
lui nulla è nascosto, ma poiché i peccati non rientrano nelle regole dei precetti
derivanti dalla verità, la stessa Verità dice perciò ai peccatori: Non vi conosco. Come
infatti le tenebre si avvertono senza vedere con gli occhi, così i peccati si avvertono
con la mente, ignorandoli. Questo è, a mio parere, il senso dell’espressione nei
Salmi: I delitti chi li discerne? Infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che
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detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non
sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia
carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo;
infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che
non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me
questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio
intimo alla legge, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge
della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra . Fino a
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qui sono parole dell’uomo posto sotto la legge, non ancora sotto la grazia; il quale,
anche se non vuole peccare, è vinto dal peccato. Infatti la consuetudine carnale e la
naturale catena della mortalità, con cui discendiamo da Adamo, si è rinvigorita.
Chi si trova in tale situazione implori dunque aiuto, e riconosca che la caduta è
dipesa da lui, ma non dipende da lui risollevarsi. Una volta liberato, riconoscendo
la grazia del suo Liberatore, dice: Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo
votato alla morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore .
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6. Ed ora iniziano le parole riguardanti l’uomo costituito sotto la grazia, in quella
che abbiamo definito terza fase: in essa la mortalità della carne recalcitra senza
dubbio, ma non vince né acconsente alla schiavitù del peccato. Dice infatti così: Io
dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. Non
c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello
Spirito che dà vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti
ciò che era impossibile alla legge, perché era inferma per la carne , cioè per i desideri
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carnali; infatti non si osservava la legge, perché non c’era ancora l’amore della
stessa giustizia che, colmando l’animo di gioia interiore, impedisse di trascinare al
peccato per il piacere delle cose temporali. Dunque la legge era inferma a causa