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corpo di morte, fino a quando non è perfettamente sottomesso allo spirito. La
perfetta sottomissione avverrà, quando il corpo mortale sarà anch’esso vivificato.
3. Da ciò comprendiamo che in uno stesso uomo vi sono quattro fasi da superare
gradatamente per stabilirsi nella vita eterna. Era infatti conveniente e giusto che,
avendo la nostra natura peccato e perduto la beatitudine spirituale, indicata col
nome di paradiso, nascessimo animali e carnali. La prima fase precede la legge, la
seconda è sotto la legge, la terza sotto la grazia, la quarta nella pace. Nella fase
precedente la legge ignoriamo il peccato e seguiamo la concupiscenza carnale.
Nella fase sotto la legge il peccato ci è vietato e tuttavia, vinti dalla sua
consuetudine, pecchiamo, perché non siamo ancora aiutati dalla fede. Nella terza
fase confidiamo totalmente nel nostro Liberatore e non riferiamo nulla ai nostri
meriti, ma, amando la sua misericordia, non ci lasciamo più vincere dal piacere
della cattiva consuetudine, che cerca di ricondurci al peccato; avvertiamo però che
ci disturba ancora anche se non cediamo. Nella quarta fase non c’è assolutamente
più nulla nell’uomo che si oppone allo spirito, ma tutte le facoltà concordemente
unite e connesse insieme, conservano l’unità in stabile pace. Questo avverrà
quando il corpo mortale sarà vivificato, e questo corpo corruttibile si sarà rivestito
d’incorruttibilità e questo mortale d’immortalità .
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4. Intanto, a conferma della prima fase, si presentano questi testi: A causa di un solo
uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha
raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato
nel mondo. Ma il peccato non era imputato quando non c’era la legge . E ancora: Senza
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la legge infatti il peccato è morto, e io un tempo vivevo senza la legge . Quanto è detto
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qui: è morto, equivale a quanto detto precedentemente: non era imputato, cioè stava
nascosto. Il che appare nelle parole seguenti, quando dice: Ma il peccato, per rivelarsi
peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene , cioè per mezzo della legge,
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perché la legge è buona, se uno ne usa legalmente . Se dunque qui dice: per
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rivelarsi peccato, è chiaro che prima diceva è morto e non viene imputato, perché non
si era manifestato prima di essere svelato con la proibizione della legge.
5. Alla seconda fase si applicano i seguenti testi: La legge poi sopraggiunse per
moltiplicare il peccato . Si aggiunse infatti la trasgressione che prima non c’era. E il
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testo già ricordato: Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose,
stimolate dalla legge, agivano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte . E
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questo: Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho
conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge
non avesse detto: " Non desiderare ". Prendendo occasione da questo comandamento, il
peccato ha prodotto in me ogni concupiscenza . E poco dopo dice: Ma, sopraggiunto
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quel comandamento, il peccato ha preso vita e io sono morto; e il comandamento che doveva
servire per la vita, è divenuto per me motivo di morte. Il peccato infatti, prendendo
occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte .
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Quando dunque dice: sono morto, vuol fare intendere: mi sono accorto di essere
morto, poiché colui, che vede mediante la legge ciò che non deve fare eppure lo fa,