Page 47 - 83 Questioni diverse
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beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io darò, non avrà più sete
in eterno; ma l’acqua che io darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita
eterna. La donna però si attacca ancora alla prudenza della carne. Cosa risponde
infatti? Signore, dammi quest’acqua, perché non abbia più sete e non venga più qui ad
attingere. Le dice Gesù: Va’ a chiamare tuo marito e vieni qua. Ci chiediamo perché
abbia parlato così, quando sapeva che non aveva marito. Quella infatti rispose:
Non ho marito. Gesù le dice: Hai detto bene che non hai marito; infatti hai avuto cinque
mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero . Neppure queste
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parole si devono intendere in senso materiale, altrimenti anche noi saremmo simili
a questa donna samaritana. Se noi abbiamo già assaporato qualcosa del dono di
Dio, indaghiamo spiritualmente la questione.
6. Secondo alcuni i cinque mariti sono i cinque libri dati da Mosè. Quanto poi alla
frase: Quello che hai ora non è tuo marito , credono che il Signore l’abbia detto di se
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stesso, sicché il senso sarebbe questo: Prima eri soggetta ai cinque libri di Mosè
come a cinque mariti; ma quello che hai ora, vale a dire quello che ascolti, che parla
con te, non è tuo marito, perché non hai ancora creduto in lui. Ma poiché non crede
ancora in Cristo, è perciò ancora soggetta a quei cinque mariti, ossia ai cinque libri;
si può muovere l’obiezione, perché abbia potuto dire: Hai avuto cinque mariti, come
se ora non li avesse più, mentre vive certamente ancora soggetta a loro. Inoltre dal
momento che i cinque libri di Mosè non hanno altro scopo che annunziare Cristo,
come dice egli stesso: Se credeste a Mosè, credereste anche a me, perché di me egli ha
scritto , come si può affermare che l’uomo, per passare a Cristo, deve allontanarsi
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da quei cinque libri, quando colui che crede in Cristo dovrebbe attaccarsi con
maggior ardore a quei cinque libri, per intenderli spiritualmente, invece di
abbandonarli?
7. C’è dunque un’altra interpretazione: i cinque mariti si riferiscono ai cinque sensi
del corpo. Il primo, che risiede negli occhi, ci permette di vedere questa luce
visibile, tutti i colori e le figure dei corpi; il secondo, quello delle orecchie, ci fa
sentire le variazioni delle voci e di tutti i suoni; il terzo, quello delle narici, ci diletta
con la varia soavità dei profumi; il quarto è il gusto, situato nella bocca: avverte il
dolce e l’amaro e distingue tutti i sapori; il quinto, diffuso per tutto il corpo,
distingue, al tatto, il caldo e il freddo, il molle e il duro, il liscio e il ruvido, e ogni
altra sensazione tattile. La prima età dell’uomo, per necessità della natura mortale,
è dominata da questi cinque sensi del corpo. Dopo il peccato del primo uomo
nasciamo in tale condizione che, finché non ci sarà restituita la luce della mente,
trascorriamo la vita carnale soggetti ai sensi del corpo senza alcuna idea di verità.
Questa è necessariamente la condizione degli infanti e dei piccoli bambini, che non
hanno ancora l’uso della ragione. E poiché questi sensi, che dominano la prima età
dell’uomo, sono naturali e ci sono stati dati da Dio creatore, a ragione vengono
detti mariti, cioè sposi, in quanto legittimi: non li ha infatti forniti la colpa per
proprio vizio, ma la natura per opera di Dio. Ma quando uno arriva a quell’età in
cui è ormai capace di ragione, se potrà cogliere rapidamente la verità, non resterà
più sotto la guida di quei sensi, ma avrà un marito, cioè lo spirito razionale, al cui