Page 25 - 83 Questioni diverse
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non è assurdo ritenere che la caduta è consistita nella perdita dell’immagine e
somiglianza con Dio. Proprio per questo egli si rinnova ed è anche uomo interiore:
come dunque è anche esteriore? Forse in rapporto al corpo, come l’interiore è tale
in rapporto all’anima. La risurrezione e il rinnovamento è dell’uomo interiore, che
ora avviene con la morte della vita precedente, quella del peccato, e con la rinascita
a nuova vita, quella della giustizia. L’Apostolo richiama ancora i due uomini,
parlando dell’uomo vecchio, di cui dobbiamo spogliarci, e del nuovo, di cui
dobbiamo rivestirci . Definisce inoltre il primo: immagine dell’uomo di terra, perché
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è sotto l’influsso del peccato del primo uomo, che è Adamo, e l’altro: immagine
dell’uomo celeste , perché è sotto l’influsso del secondo uomo, che è Gesù Cristo.
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Ma l’uomo esteriore, che ora si corrompe, sarà rinnovato dalla futura risurrezione,
quando avrà saldato il debito della morte, che deve alla natura, secondo la legge
stabilita nel paradiso [terrestre].
2. Che poi non sia sconveniente affermare che anche il corpo è stato creato a
somiglianza di Dio, lo capisce facilmente chi presta diligente attenzione al detto: E
Dio ha creato tutto molto bene . Nessuno infatti dubita che Egli stesso sia
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innanzitutto buono. In molti sensi si può dire che le cose sono simili a Dio: alcune
perché sono state create con forza e sapienza - Egli infatti è potenza e sapienza
increata -; altre perché hanno soltanto la vita - Egli infatti è il primo e sommo
vivente -; altre perché esistono - Egli infatti è il primo e sommo essere -. Pertanto le
cose che esistono solamente, senza avere né vita né conoscenza, hanno con lui una
somiglianza minima e imperfetta. Nel loro ordine sono buone anch’esse, mentre
Egli è buono al di sopra di tutto, e da lui procedono i beni. Tutte le creature che
vivono, ma non hanno conoscenza, hanno una somiglianza un po’ più ampia.
Infatti ciò che vive, esiste, ma non tutto ciò che esiste, vive. Quelle, infine, dotate di
conoscenza sono tanto simili a lui, che nel creato nulla gli si avvicina di più. Ciò
che partecipa della sapienza, ha infatti la vita e l’esistenza; ciò che vive ha
necessariamente l’esistenza, ma non ha necessariamente la conoscenza. Poiché
dunque l’uomo può essere partecipe della sapienza secondo l’uomo interiore, in
questo è tanto somigliante a Dio da essere formato senza interposizione di alcuna
natura. Per questo motivo niente è più congiunto a Dio. Infatti conosce, vive ed
esiste: nulla è meglio di tale creatura.
3. Se per uomo esteriore s’intende quella vita in cui avvertiamo le sensazioni per
mezzo dei notissimi cinque sensi, che abbiamo in comune con gli animali -
anch’essa infatti è soggetta a corruzione a causa delle infermità sensibili procurate
dalle avversità -, non senza ragione anche quest’uomo può dirsi partecipe della
somiglianza divina, non soltanto perché vive, il che è anche degli animali, ma
soprattutto perché può volgersi alla mente che lo dirige ed è illuminata dalla
sapienza: cosa impossibile agli animali sprovvisti di ragione. Il corpo umano poi,
unico tra i corpi degli animali terrestri, non è ricurvo sul ventre ma, essendo a
vista, è eretto per guardare il cielo, che è il principio delle cose visibili. Sebbene sia
chiaro che non vive per forza propria, ma per la presenza dell’anima, è buono non
solo perché esiste e in quanto esiste, ma anche perché è strutturato in modo da