Page 8 - Prima Catechesi Cristiana
P. 8
limitato, è bene che sia breve; se, al contrario, è più ampio, potrai essere più lungo nel discorso: la
necessità stessa te lo suggerirà, senza necessità che alcuno intervenga.
Modo di comportarsi se il precatecumeno è persona coltivata negli studi liberali.
8. 12. In particolar modo non bisogna dimenticare che, se viene da te per ricevere la catechesi una persona
coltivata negli studi liberali, che già abbia preso la decisione di farsi cristiano e venga allo scopo appunto
di diventarlo, è del tutto improbabile che non conosca molti brani delle nostre Scritture e delle nostre
opere: essendone già a conoscenza, questi viene soltanto per prender parte ai misteri cristiani. Infatti le
persone di tal genere sono solite considerare ogni cosa con cura e comunicare ed esaminare ciò che
sentono nell’animo, con quanti possono, non nel momento stesso in cui divengono cristiani, ma in
precedenza. Pertanto con costoro bisogna esser brevi, senza insistere in maniera fastidiosa su argomenti
che già conoscono, ma accennandovi con discrezione, in modo tale da far intendere che riteniamo che essi
siano già a conoscenza di questo o di quell’argomento. Con loro si può passare velocemente in rassegna
tutto ciò che si dovrebbe inculcare in quanti non conoscono le cose cristiane e negli ignoranti; sicché se
quell’erudito già conosce una cosa, non l’ascolti come detta da un maestro; se ne ignora qualche altra, la
apprenda mentre gli si ricorda ciò che gli è già noto. E non sarà inutile domandargli per quali ragioni sia
stato indotto a voler diventare cristiano. Così, se ti accorgi che è stato persuaso dalla lettura sia di libri
canonici, sia di altri trattati utili, puoi cominciare col dire qualcosa riguardo ad essi, facendone le lodi
conformemente alla varietà dei pregi, per l’autorità canonica e per la diligente cura posta dagli autori: col
mettere in rilievo nelle Scritture soprattutto la semplicità saluberrima della loro mirabile altezza, negli altri
libri l’eloquio sonante e, per così dire, maggiormente tornito, adatto – secondo l’abilità oratoria di
ciascuno scrittore – agli spiriti superiori, in questo davvero inferiori. Come pure si deve far in modo che il
candidato indichi quale autore abbia letto preferibilmente e quali libri gli siano stati familiari, tanto da
averlo persuaso a voler far parte della Chiesa. Quando avrà risposto, allora, se quei libri ci sono noti o
quanto meno se veniamo a sapere, per averlo sentito nell’ambito della Chiesa, che sono stati scritti da
autori cattolici di indubbia fama, li approveremo con gioia. Se, al contrario, il candidato si è imbattuto in
opere di qualche eretico e, senza sapere forse ciò che la vera fede riprova, vi ha aderito e le ritiene
espressione della dottrina cattolica, occorre istruirlo con cura, adducendo l’autorità della Chiesa
universale e anche quella di uomini eminenti segnalatisi in controversie e in scritti relativi alle verità della
Chiesa stessa. Per quanto anche quegli autori che hanno lasciato questa vita nella fede cattolica e hanno
tramandato ai posteri opere di letteratura cristiana abbiano fornito, in qualche passo dei loro scritti, ai
pretestuosi e ai temerari l’occasione per ordire e far nascere una qualche eresia: e ciò avviene o perché
non sono stati compresi rettamente o perché, come accade, per i limiti dell’umano ingegno, non sono stati
in grado di penetrare con l’acutezza della mente le cose più recondite, essendosi allontanati dalla verità
per seguire la parvenza del vero. La qual cosa non fa meraviglia, quando dagli stessi scritti canonici, dove
ogni cosa è stata detta perfettamente, molti hanno fatto nascere molte dottrine perniciose che hanno
spezzato l’unità della comunione; e non certo per aver interpretato qualche passo diversamente da come lo
scrittore ha inteso o come il vero senso per se stesso comporta (infatti, se si trattasse unicamente di questo,
chi non concederebbe volentieri perdono alla debolezza umana pronta a correggersi?), ma per aver difeso
con asperrima animosità e con ostinata arroganza le loro opinioni erroneamente perverse. Al candidato
che accede alla comunità del popolo cristiano non, come si dice, da ignorante, ma da persona resa colta e
raffinata dallo studio delle opere di uomini dotti, nel corso di una pacata conversazione, devono essere
esposte tutte queste cose e, nell’esporle, si deve assumere l’autorità di chi insegna (perché egli si guardi
dagli errori di presunzione) nella misura in cui l’umiltà stessa del candidato, che lo ha indotto a voler
diventare cristiano, ci sembra che ormai lo permetta. Quanto poi agli altri argomenti da esporre e da
discutere secondo le regole della dottrina salvifica, quali che siano, concernenti sia la fede sia la condotta
di vita sia le tentazioni, tutto deve essere ricondotto – nel modo che ho già indicato – alla via
sopraeminente della carità.
Se il precatecumeno è grammatico o oratore.
9. 13. Parimenti, ci sono candidati che provengono dalle più diffuse scuole dei grammatici e degli oratori;
certamente non puoi enumerare costoro tra gli illetterati, ma neppure li puoi annoverare tra le persone
dottissime, la cui intelligenza è adusa ad affrontare ardui problemi. Pertanto, quando costoro, che
appaiono eccellere sugli altri uomini nell’arte oratoria, si presentano per diventare cristiani, si deve
impartire loro con più forza che alle persone illetterate questo caloroso avvertimento: che apprendano,
rivestiti d’umiltà cristiana, a non disprezzare quanti essi hanno visto evitare gli errori della vita più che
quelli del discorso; e che non osino paragonare alla purezza di cuore quell’esercizio della lingua, che
Agostino – Catechesi cristiana pag. 6 di 24