Page 65 - Prediche di Meister Eckhart
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Ora un maestro chiede se la luce divina fluisca nelle potenze dell’anima
altrettanto pura quanto essa lo è nell’essere dell’anima, visto che questa
prende il proprio essere direttamente da Dio, mentre le potenze fluiscono
direttamente dall’essere dell’anima. La luce divina è troppo nobile per
avere comunanza con le potenze, infatti Dio è estraneo e lontano da tutto
quel che tocca ed è toccato. È proprio perché le potenze sono toccate e
toccano, che esse perdono la loro verginità. La luce divina non può brillare
in esse; tuttavia, con l’esercizio ed il distacco, esse possono diventare
ricettive. A questo proposito, un altro maestro dice che alle potenze è
donata una luce simile alla luce interiore. Essa rassomiglia alla luce
interiore, ma non è la luce interiore. Con questa luce, giunge alle potenze
una impressione che le rende ricettive alla luce interiore. Un altro maestro
dice che tutte le potenze dell’anima che operano nel corpo muoiono con il
corpo, eccetto la conoscenza e la volontà: queste sole permangono
nell’anima. Se le potenze che operano nell’anima muoiono, esse tuttavia
permangono nella loro radice.
San Filippo disse: Signore, mostraci il Padre, e questo ci basta. Ora
nessuno va al Padre se non attraverso il Figlio. Chi vede il Padre vede il
Figlio, e lo Spirito santo è il loro reciproco amore. L’anima è così semplice
in se stessa, che essa non può mai aver presente che una immagine sola.
Quando percepisce l’immagine della pietra, non percepisce l’immagine
dell’angelo, e quando percepisce l’immagine dell’angelo, non ne
percepisce alcun’altra, e questa stessa immagine che percepisce, essa deve
amarla nel suo essere presente. Se percepisse mille angeli, ciò sarebbe
quanto due angeli, e tuttavia non ne percepirebbe più di uno solo. L’uomo
deve unificarsi in se stesso. San Paolo dice: Liberati dei vostri peccati, voi
siete ora divenuti servitori di Dio. Il Figlio unigenito ci ha liberato dei
nostri peccati. Ora Nostro Signore dice più esattamente di san Paolo: Non
vi ho chiamati servi, vi ho chiamati amici. Il servo non conosce la volontà
del padrone, ma l’amico sa tutto ciò che sa l’amico. Tutto ciò che ho
appreso dal Padre mio, io ve lo ho rivelato, e tutto ciò che sa il Padre mio,
io lo so, e tutto quello che io so, voi lo sapete, perché io e il Padre abbiamo
un solo Spirito. Ora l’uomo che sa tutto ciò che Dio sa, è un uomo che
conosce Dio. Quest’uomo coglie Dio nel suo essere proprio e nella sua
propria presenza, e nella sua propria unità, e nella sua verità propria. Un
tale uomo è tale quale deve essere. Ma l’uomo che non ha alcuna abitudine
alle cose interiori, non sa cosa è Dio. Così come un uomo che ha del vino
nella sua cantina, ma che non l’ha mai bevuto né assaggiato, non sa se esso
è buono. È così per le persone che vivono nella ignoranza: non sanno cosa
è Dio, e sembra loro e si immaginano di vivere, ma un tale sapere non
viene da Dio. L’uomo deve avere un sapere puro e chiaro della verità
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