Page 52 - Perché un Dio Uomo
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Anselmo – Quindi è necessario che completi ciò che ha iniziato nella natura umana. E
questo può avvenire, come abbiamo detto, soltanto mediante la totale soddisfazione
del peccato che nessun peccatore può dare.
Bosone – Capisco ormai ch’è necessario che Dio conduca a fine ciò che ha cominciato,
affinché non sembri abbandonare in modo sconveniente la sua impresa.
5. BENCHÉ QUESTO DEBBA NECESSARIAMENTE AVVENIRE, DIO NON LO
FARÀ COSTRETTO DALLA NECESSITÀ
Bosone – Ma se è così si ha l’impressione che Dio sia costretto dalla necessità di evita-
re una sconvenienza a procurare la salvezza umana. E allora come si potrà negare
che la compia più per se stesso che per noi? E se è così, che riconoscenza gli dob-
biamo per quello che compie per sé? Anzi, come potremo attribuire la nostra salvez-
za al suo amore gratuito, se egli ci salva per necessità?
Anselmo – C’è una necessità che esclude o diminuisce il dovere di essere riconoscenti
al benefattore e c’è una necessità che aumenta l’obbligo di riconoscenza per il bene-
ficio. Infatti quando qualcuno compie il bene costretto dalla necessità e contro sua
voglia, non gli si deve riconoscenza alcuna o assai poca. Invece quando uno sponta-
neamente si sottomette alla necessità di dovere fare il bene e non la sopporta a ma-
lincuore, allora merita maggiore riconoscenza per il beneficio.
Questa non si può chiamare necessità ma gratuità, perché egli senza essere spinto da
qualcuno, l’accetta o la mantiene gratuitamente. Per esempio, se tu oggi spontanea-
mente prometti che domani darai qualcosa e domani lo dai con la stessa volontà,
nonostante che allora sia necessario per te dare quanto hai promesso, se lo puoi, al-
trimenti mentisci, non per questo colui a cui dai ti deve di meno per il beneficio ri-
cevuto di ciò che ti dovrebbe se tu non glielo avessi promesso, proprio perché non
hai esitato a farti debitore nei suoi confronti prima del momento del dono.
Questo avviene anche quando qualcuno fa spontaneamente voto di condurre vita
santa. Costui quantunque, dopo il voto, debba necessariamente osservare ciò che ha
promesso per non incorrere nella condanna dell’apostata e quantunque, se non vuo-
le adempiere l’obbligazione assunta, possa esservi costretto, tuttavia se osserva vo-
lentieri ciò che ha promesso con voto, è più accetto a Dio che se non avesse fatto il
voto, perché non soltanto rinunciò alla vita ordinaria ma anche al diritto di viverla, e
questo per amore di Dio. E non si deve dire che viva santamente per necessità, ma
piuttosto per quella libertà con cui fece il voto.
Così, e a maggiore ragione, se Dio completa il bene cominciato nell’uomo, benché
non sia conveniente che Dio lasci il bene incompiuto, dobbiamo attribuire tutto al