Page 7 - Lodi della Vergine Madre
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così? (Lc 2, 48) Quale degli Angeli oserebbe fare questo? È sufficiente per essi, e
                  lo considerano già un grande onore, il fatto che, essendo spiriti per natura, li
                  abbia  Dio  gratificati  col  farli  e  chiamarli  Angeli,  come  dice  Davide:  Fa  degli
                  Spiriti i suoi Angeli (Sal 103, 4). Invece Maria, riconoscendosi Madre, chiama con
                  fiducia figlio suo quella Maestà a cui gli Angeli servono. Né Dio disdegnò di
                  essere  chiamato quello che si  degnò  di farsi. Infatti poco appresso soggiunge
                  l’Evangelista: Ed era sottomesso a loro (Lc 2, 51). Chi? A chi? Dio agli uomini: Dio,
                  dico, al quale stanno sottomessi gli Angeli, al quale obbediscono i Principati e le
                  Potestà,  era  sottomesso  a  Maria;  e  non  solo  a  Maria,  ma  per  Maria  anche  a
                  Giuseppe. Ammira dunque l’una e l’altra cosa, e vedi tu cosa sia più degna di
                  stupore,  o  la  benignissima  degnazione  del  Figlio,  o  l’eccellentissima  dignità
                  della Madre. Doppio motivo di meraviglia, doppio miracolo, e che Dio si faccia
                  obbediente  a  una  donna,  umiltà  senza  esempio,  e  che  una  donna  comandi  a
                  Dio,  eccellenza  senza  uguale.  A  lode  delle  vergini  si  canta  come  di  un  loro
                  privilegio  che  seguono  l’agnello  ovunque  vada  (Ap  14,  4).  Di  quali  lodi  sarà
                  pertanto degna colei che anche gli va innanzi?

                  8. Impara, uomo, ad obbedire; impara, terra, a sottometterti; impara o polvere a
                  ottemperare. Parlando del tuo Creatore l’Evangelista dice: Ed era loro sottomesso
                  (Lc 2, 51) , a Maria cioè e a Giuseppe. Arrossisci, superba cenere! Dio si umilia, e
                  tu ti esalti? Dio si sottomette agli uomini, e tu, bramoso di dominarli, ti metti
                  avanti al tuo Creatore? Dio volesse che, quando penso tali cose, Egli si degnasse
                  di  rispondermi  come  quando  sgridò  l’Apostolo  Pietro:  Vattene  da  me,  Satana,
                  perché non pensi secondo Dio  (Mt  16,  23).  Perché  tutte  le  volte  che  desidero  di
                  comandare agli uomini, mi sforzo di precedere il mio Dio, e allora veramente
                  non  penso  secondo  Dio.  Di  lui  è  detto  infatti:  Era  loro  sottomesso.  Se  non
                  disdegni, o uomo, di imitare l’esempio di un uomo, certamente non sarà cosa
                  indegna dite seguire il tuo Creatore. Forse non potrai seguirlo dovunque vada:
                  accetta  per  lo  meno  di  seguirlo  mentre  Egli  scende  a  te.  Cioè,  se  non  puoi
                  praticare la via sublime della verginità, segui Dio almeno per la via sicurissima
                  dell’umiltà. Anche le vergini, se dovessero deviare da questa via retta, neppure
                  esse, a dir vero, seguirebbero l’Agnello dovunque va. Segue l’Agnello colui che
                  è umile, ma è impuro, lo segue chi è vergine, ma superbo, ma nessuno dei due
                  può  dire  di  seguirlo  dovunque  va,  perché  il  primo  non  può  seguire  nel  suo
                  candore  l’Agnello  senza  macchia,  né  il  secondo  si  degna  di  scendere  alla
                  mansuetudine  del  medesimo  Agnello  che  restò  muto  non  solo  davanti  ai
                  tosatori, ma ai suoi uccisori. Tuttavia sceglie la via più salutare il peccatore che
                  segue  Cristo  nell’umiltà,  che  non  chi  si  insuperbisce  per  la  verginità,  perché
                  quello  è  purificato  dalla  sua  immondezza  mediante  l’umiltà,  mentre  alla
                  pudicizia di questo porta pregiudizio la sua superbia.

                  9. Ma felice Maria, cui non mancò né l’umiltà, né la verginità. E una verginità
                  singolare,  a  cui  la  maternità  non  portò  offesa,  ma  onore;  e  pure  una  umiltà
                  speciale che non fu tolta, ma elevata dalla verginità feconda; una fecondità del
                  tutto incomparabile, accompagnata dalla verginità e dall’umiltà. Quale di tutte
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