Page 4 - Lodi della Vergine Madre
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il miele dalla roccia (Dt 32, 13). In verità, in quel giorno i monti hanno stillato
                  dolcezza, e i colli fecero scorrere latte e miele (G13, 18; Es 3, 8) quando dall’alto
                  dei  cieli  stillava  la  rugiada  e  le  nubi  piovevano  il  giusto  e  la  terra  si  apriva,
                  germogliando con letizia il Salvatore (Is 45, 8; 35, 2); quando, manifestando il
                  Signore  la sua benignità, e dando  la nostra terra il suo frutto, su quel monte
                  eccelso, pingue e ferace, la misericordia e la verità si incontrarono, la giustizia e
                  la pace  si baciarono  (Sal 84, 13. 11; 67, 16). Pure  in quel tempo, questo beato
                  Evangelista, uno, e non piccolo, tra gli altri monti, con il mellifluo linguaggio ci
                  ha descritto il desiderato inizio della nostra salvezza e, quasi investito dal vento
                  caldo (austro) e dai raggi del Sole di giustizia, ormai vicino a nascere ha sparso
                  il  profumo  di  celesti  aromi.  Si  degni  ancora  Dio  di  mandarci  la  sua  parola  e
                  spanda  anche  per  noi;  faccia  soffiare  il  suo  spirito,  e  ci  renda  intelligibili  le
                  parole  del  Vangelo:  siano  esse  al  nostro  cuore  più  desiderabili  che  l’oro  e  le
                  pietre molto preziose, e ci diventino anche più dolci che un favo di miele.

                  2.  Dice  dunque:  L’Angelo  Gabrielefu  mandato  daDio  (Lc  1,  26).  Non  penso  che
                  questo Angelo sia di quelli inferiori, di quelli che sogliono di frequente portare
                  annunzi dal cielo alla terra; ciò si deduce chiaramente dal suo stesso nome che
                  significa  Fortezza  di Dio,  e  dal  fatto  che  egli  non  viene  mandato  da  un  altro
                  Angelo  a  lui  superiore,  ma  viene  detto  mandato  da  Dio  stesso.  Perciò
                  l’Evangelista  ha  precisato:  Fu mandato da Dio; ovvero  ha  detto:  Da Dio perché
                  non si pensasse che Dio aveva rivelato il suo disegno a qualcuno degli spiriti
                  beati, prima che alla Vergine, fatta eccezione per l’arcangelo Gabriele che tanto
                  eccelleva  tra  i  suoi  compagni  da  apparire  degno  del  suo  nome,  e  degno  di
                  portare tale messaggio. Del resto al messaggio si adattava il suo nome. A chi
                  infatti meglio conveniva annunziare Cristo, che è la virtù di Dio, se non a lui, il
                  cui nome significava la stessa cosa?  Forza di Dio è infatti lo  stesso che  virtù di
                  Dio. Né disdice o è sconveniente chiamare con lo stesso nome il Signore e il suo
                  messaggero,  sebbene  il  medesimo  nome  sia  attribuito  per  diversa  ragione
                  all’uno  e  all’altro.  Cristo  difatti  è  chiamato  fortezza  o  virtù  di  Dio  in  senso
                  diverso dall’Angelo: questi è detto virtù di Dio solo per partecipazione Cristo
                  invece è  tale per essenza, ed è lui che, più  forte di quel forte  armato che era
                  solito custodire indisturbato la sua casa, venne a debellarlo con la sua potenza e
                  così  gli  strappò  la  preda  che  teneva  in  suo  potere.  L’Angelo  invece  è  stato
                  chiamato  fortezza  di  Dio,  o  perché  ha  meritato  il  privilegio  di  annunziare  la
                  venuta di questa Virtù di Dio, o per il fatto che doveva confortare la Vergine,
                  per  natura  timorosa,  semplice  e  vereconda  perché  non  si  spaventasse  per  la
                  novità del miracolo; ciò che egli fece. «Non temere, o Maria, disse, hai trovato grazia
                  presso Dio» (Lc 1, 30).  Si può anche ragionevolmente  credere  che sia lo  stesso
                  Angelo,  anche  se  l’Evangelista  non  lo  nomina,  che  ha  confortato  lo  sposo  di
                  Maria, anche lui uomo umile e timorato. Giuseppe, gli dice, figlio di Davide, non
                  temere di prendere con te Maria tua sposa (Mt 1, 20). È pertanto conveniente che a
                  Gabriele  sia  affidato  questo  compito;  anzi  appunto  perché  gli  è  imposto  tale
                  ufficio gli sta bene il nome con cui è chiamato.
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