Page 47 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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nobile  del  nostro  spirito,  riversa  in  tutte  le  nostre  forze  dei  brillanti  e  chiari
                  raggi, cioè i suoi doni divini di scienza, di saggezza, di chiara intelligenza, di
                  considerazione  ragionevole e  di  discrezione  in  tutte  le  virtù.  È  questo  il  vero
                  ornamento del regno di Dio nella nostra anima.
                  Ma l’amore senza misura che è Dio stesso regna nella purezza nel nostro spirito
                  come un braciere di carboni ardenti. Fa scoccare delle scintille brillanti e accese
                  che agitano e arroventano di un amore di fuoco il cuore e i sensi, la volontà e il
                  desiderio, tutte le forze dell’anima, in una tempesta, un impeto, un desiderio
                  d’amore senza misura.
                  Sono  queste  le  armi  con  le  quali  noi  lottiamo  contro  lo  straordinario  ed
                  immenso amore di Dio, che vuole divorare tutti gli spiriti amorosi e inghiottirli
                  in lui. L’amore, in effetti, ci arma dei suoi doni ed illumina la nostra ragione; ci
                  dona  il  comandamento,  il  consiglio  e  l’ordine  di  opporci,  di  lottare  e  di
                  mantenere  contro  lui  il  nostro  diritto  all’amore,  più  a  lungo  che  possiamo,
                  dispensandoci  per  questo  forza,  scienza  e  saggezza.  Attraverso  di  lui  tutte  le
                  nostre forze sensibili sono trascinate verso un sentimento interiore; fa in modo
                  che  il  nostro  cuore  ami,  desideri  e  gusti  e  permetta  alla  nostra  anima  di
                  contemplare e di stabilizzare il suo sguardo; riversa in noi la devozione e ci fa
                  salire in fiamme cocenti. È nell’amore, infine, che la nostra intelligenza attinge
                  la  conoscenza  e  il  gusto  della  saggezza  eterna;  è  esso  che  incita  la  potenza
                  amorosa  e  fa  bruciare  e  fondere  di  riverenza  il  nostro  spirito  davanti  al  suo
                  volto.
                  Vedete, bisogna anche che la nostra ragione si allontani da ogni opera distinta;
                  poiché le nostre forze diventano semplici nell’amore, tacciono e si inclinano in
                  presenza del Padre. Questa rivelazione del Padre, in effetti, eleva l’anima al di
                  sopra della ragione, ad una nudità senza immagini. L’anima è semplice, pura e
                  senza macchia, vuota di tutte le cose ed è in questo stato di vuoto assoluto che il
                  Padre mostra la sua luce divina.
                  A questa luce non possono servire né la ragione né i sensi, né osservazione né
                  distinzione:  tutto  questo  deve  restare  sotto;  poiché  la  chiarezza  senza  misura
                  acceca gli occhi della ragione e li obbliga a cedere alla luce incomprensibile. Ma
                  al di sopra della ragione, nel più profondo dell’intelligenza, l’occhio semplice è
                  sempre aperto, contempla e fissa la luce di uno sguardo puro, illuminato dalla
                  luce  stessa,  occhio  contro  occhio,  specchio  contro  specchio,  immagine  contro
                  immagine. Questo triplo processo ci rende simili a Dio e ci unisce a lui; poiché
                  la visione, per il nostro semplice occhio, è uno specchio vivente che Dio ha fatto
                  per  la  sua  immagine  e  dove  lui  l’ha  impressa.  La  sua  immagine,  la  sua  luce
                  divina con cui ha riempito tutto lo specchio della nostra anima, affinché nessun
                  altra luce né immagine ci possa entrare.  Ma la luce non è l’intermediario tra noi
                  e Dio; è ciò stesso che vediamo e la luce che ce lo fa vedere, ma non il nostro
                  occhio che vede. Perché, anche se l’immagine di Dio è senza intermediario sullo
                  specchio della nostra anima e gli è unita, tuttavia l’immagine non è lo specchio
                  e  Dio  non  diventa  creatura.  Ma  l’unione  dell’immagine  allo  specchio  è  così
                  grande e così nobile che l’anima è chiamata l’immagine di Dio.
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