Page 38 - Lo Splendore delle Nozze Spirituali
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siamo  stati  insigniti  del  nome  Cristiano.  Per  tutte  queste  cose,  dico,
                  dobbiamo ringraziare Dio qui in terra, perché possiamo poi lodarlo nella
                  patria celeste, per sempre. Dio dev’essere lodato con tutte le nostre forze.
                  Ma lodare  Dio non  è altro che tributare alla sua divina maestà onore  e
                  venerazione  in  tutta  la  nostra  vita;  ed  è  l’atto  proprio  soprattutto  degli
                  Angeli,  dei  Beati  e  degli  uomini  che,  sulla  terra,  amano  Dio.  Dio
                  dev’essere lodato col cuore, con l’affetto, col desiderio, con le parole, con
                  gli atti, col corpo, con l’anima, con i beni temporali, con gli umili uffici
                  interni ed esterni. Quelli che non lodano Dio in terra, saranno muti per
                  sempre. Chi ha il cuore pieno della lode di Dio, desidera ardentemente
                  che tutte le creature cantino insieme con Lui. E la lode di Dio non finirà
                  mai, perché Lui è la nostra salvezza e la nostra felicità; eterno è dunque il
                  motivo della nostra lode in suo onore.


                  CAPITOLO 15
                  Il duplice dolore che proviene dal ringraziamento

                  Da  questo  ringraziamento  e  lode  nasce  un  duplice  dolore  nel  cuore  e
                  sofferenza dell’affetto. Il primo dolore nasce dal fatto che sentiamo che le
                  nostre lodi, i nostri ringraziamenti, la nostra venerazione e il nostro culto
                  sono  insufficienti  e  che  noi  non  riusciamo  a  fare  quanto  dovremmo.  E
                  l’altro dolore è che noi non facciamo nella carità, nelle virtù, nella fedeltà,
                  nei buoni costumi, quel progresso che vorremmo per diventare degni di
                  lodare Dio, di ringraziarlo e di servirlo, come sarebbe giusto e doveroso.
                  Questi due dolori sono radici e frutti, causa e fine di tutte le virtù. Perciò
                  sentir  dolore,  perché  le  nostre  lodi  di  Dio  e  le  nostre  virtù  non  sono
                  all’altezza  dovuta,  è  la  vetta  di  questo  primo  grado  o  modo  di  pratica
                  interiore e ne è il compimento.


                  CAPITOLO 16
                  La similitudine dell’acqua che bolle

                  Quale  debba  essere  l’esercizio  di  questo  grado  lo  si  può  capire  con  un
                  paragone. Quando il fuoco per il suo calore fa sì che l’acqua, o un altro
                  liquido versato in una pentola, bolla, e l’ebollizione non può crescere più
                  di tanto, l’acqua bollente ricade nella pentola, ma poi la forza del fuoco la
                  rimette in ebollizione e torna a spingerla in alto; il fuoco, dunque, tiene
                  l’acqua in continua ebollizione. Allo stesso modo agisce lo Spirito Santo.
                  Spinge, urge, agita il cuore e tutte le forze dell’anima perché vadano in
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