Page 100 - Lo Splendore delle Nozze Spirituali
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LIBRO TERZO
CAPITOLO 1
Quelli che fanno parte di questa vita
Tre cose caratterizzano la Vita Contemplativa dell’uomo spirituale che
ama Dio: quiete fruitiva, amore attivo tutto rivolto a Dio, culto delle virtù
secondo giustizia in tutta la vita. L’uomo interiore e giusto arriva alla
divina contemplazione soprannaturale; ma è Dio che liberamente lo
sceglie, per elevarlo alla contemplazione nella luce divina e in modo
divino.
Questa contemplazione ci mette in uno stato di purezza così netta, che
supera ogni nostra aspettativa, perché si tratta di un ornamento speciale,
di una corona celeste e del premio eterno di tutte le nostre virtù e di tutta
la vita. Qui non si arriva grazie alla scienza, a intuizione o pratica alcuna.
Solo colui che Dio vuole unire a Sé nello spirito e si degna di illuminarlo
da Se Stesso; questi e nessun altro può contemplare Dio.
La stessa natura divina in eterno contempla e ama le Persone attivamente
e nell’unità dell’essenza, gode l’abbraccio eterno delle Persone. In questo
abbraccio, nell’unità essenziale di Dio, tutti gli spiriti consacrati all’amore
di Dio diventano una cosa sola con Lui, nel Quale si immergono e
liquefanno; diventano, per la grazia, quella stessa unità, che è la Divina
Essenza in se stessa. Di questa sublime unità della divina natura è
principio e sorgente il celeste Padre di ogni operazione che avviene in
cielo e in terra. Ed Egli stesso dice nelle profondità degli spiriti: «Ecco, sta
arrivando lo sposo: uscitegli incontro».
Queste parole, in questo terzo libro, le applicheremo alla contemplazione
soprannaturale, che è il punto d’arrivo di tutta la santità e perfezione che
si può raggiungere in questa vita.
Pochi arrivano a questa contemplazione, un po’ per la incapacità dei
soggetti e un po’ per l’oscurità del mistero che si contempla. Perciò
nessuno mai, per quanto erudito e perspicace, potrà comprendere da sé e
pienamente quanto stiamo per dire. Tutte le parole infatti, e tutte le cose
accessibili a una creatura, sono estranee e molto al disotto della verità,
della quale ci proponiamo di dire qualche cosa.
Comprendere Iddio al di sopra delle analogie, in se stesso, così com’è, è in
qualche modo un essere Dio con Dio, senza un intermediario, o senza
un’altra cosa percettibile, che potrebbe frapporre un ostacolo.
E questo, una volta per sempre, vorrei che fosse notato e tenuto a mente:
la creatura rimane sempre creatura, non perde mai la sua essenza; e
sarebbe assurdo dire che la perde.