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perché nutro per voi un amore spirituale, opera di Dio, e non un
amore carnale. Preparatevi ad andare dal vostro Creatore,
«laceratevi il cuore e non le vesti» (Gi 2,13), sappiate cosa possiamo
offrire al Signore per la grazia che ha fatto a noi che qui
miseramente abitiamo. Nella sua grande bontà e nel suo infinito
amore il Signore si ricorda di noi e non ci ha ripagato, come
meritavamo, per le nostre colpe. Egli è stato con noi così buono che
ci ha donato il sole in questa valle di tenebre e così pure la luna e le
stelle perché confortassero noi, destinati alla morte, per la nostra
vanità.
Ci sono pure molte altre potenze che egli ha posto al nostro servizio,
ma sono nascoste e noi non siamo in grado di vederle con i nostri
occhi dei sensi. Cosa daremo noi in cambio al Signore nel giorno del
giudizio? Quale dono non ci ha fatto? I patriarchi non hanno forse
sofferto per noi? I sacerdoti non ci hanno dato i loro insegnamenti? I
giudici e i re non combattevano per noi? I profeti non sono morti per
noi? Gli apostoli non sono stati perseguitati per noi? Il Figlio diletto
non è morto per noi tutti? Dobbiamo ora prepararci ad andare dal
nostro Creatore con purezza. Egli vide che nessun santo o piuttosto
nessuna creatura poteva sanare la grande ferita inferta alle sue
membra.
Perciò il Padre, conoscendo la debolezza dello spirito delle sue
creature, ha donato loro la sua misericordia e il suo amore e «non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32),
per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma «per le
sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Con la potenza della sua
parola egli ci ha radunato da tutte le nazioni, ha fatto risorgere il
nostro spirito dalla terra e ci ha insegnato che siamo membra gli uni
degli altri.
3. È opportuno perciò che noi tutti, che siamo andati verso il
Creatore, adoperiamo la nostra intelligenza e i nostri sensi per
discernere il bene dal male e per riconoscere il piano di salvezza di
Gesù grazie alla sua venuta. Egli, infatti, si è fatto «come noi, escluso
il peccato» (Eb 4,15). Per la nostra grande malvagità, per il
turbamento causato dal male, per la nostra grave incostanza, la
venuta di Gesù è stata tentazione per alcuni, profitto per altri, per
alcuni sapienza e potenza (1Cor 1,23-24), per altri risurrezione e vita.