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aggrediscono soprattutto coloro che hanno raggiunto un notevole
grado di santità perché essi si servono del nostro orgoglio e della
nostra vanagloria. Sanno che in questo modo ci hanno allontanati da
Dio, sanno che chi ama il prossimo ama Dio, e così i nemici della
virtù piantano la loro fonte di divisione nei nostri cuori perché fra di
noi ci sia un’inimicizia tale da non consentirci di parlare, neppure a
distanza, col nostro prossimo.
Voglio, o figli, che sappiate che ci sono stati molti altri che nella loro
vita hanno sostenuto grandi fatiche, ma, perché privi di
discernimento, sono periti. In verità, figli, non credo che ci si debba
stupire se per negligenza e per mancanza di discernimento, voi
cadrete al livello del diavolo per aver pensato di essere vicini a Dio e
in attesa della luce finirete avvolti dalle tenebre. Perciò Gesù ha
voluto che voi vi cingiate di un panno e laviate i piedi ai più piccoli
di voi (Gv 13,4-5). Egli stesso ci ha dato l’esempio per insegnarci a
non dimenticare la nostra origine. La superbia infatti ha segnato
l’inizio della nostra caduta; la superbia è apparsa per prima.
Disponetevi, dunque, alla più grande umiltà con tutto il vostro
cuore, con tutta la vostra mente, con tutta la vostra anima, con tutto
il vostro corpo: solo così erediterete il regno di Dio.
12. In verità, figli miei nel Signore, io prego giorno e notte il mio
Creatore dal quale ho ricevuto lo Spirito di aprire gli occhi del
vostro cuore perché conosciate l’amore che nutro per voi e di aprire
le orecchie del vostro cuore perché possiate intendere la vostra
miseria. Chi comprende il suo disonore, cerca subito la grazia alla
quale è chiamato, chi comprende la sua condizione mortale,
comprende pure la vita eterna. Figli miei, vi «parlo come a persone
intelligenti» (1Cor 10,15). In verità temo che lungo la strada siate
colpiti dalla fame proprio in un luogo in cui dovreste essere ben
forniti. Avrei voluto vedervi di persona, faccia a faccia, ma aspetto il
tempo in cui ci potremo vedere l’un l’altro, quando non ci saranno
più «né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4), quando «felicità
perenne splenderà sul capo» (Is 35,10) di tutti. Avrei voluto dirvi
ancora altre cose, ma «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più
saggio» (Pro 9,9). Vi saluto tutti, figli dilettissimi, uno per uno.