Page 20 - Lettere
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aggrediscono  soprattutto  coloro  che  hanno  raggiunto  un  notevole
                  grado  di  santità  perché  essi  si servono  del  nostro  orgoglio  e  della
                  nostra vanagloria. Sanno che in questo modo ci hanno allontanati da
                  Dio, sanno che chi ama il prossimo ama Dio, e così i nemici della
                  virtù piantano la loro fonte di divisione nei nostri cuori perché fra di

                  noi ci sia un’inimicizia tale da non consentirci di parlare, neppure a
                  distanza, col nostro prossimo.
                  Voglio, o figli, che sappiate che ci sono stati molti altri che nella loro
                  vita  hanno  sostenuto  grandi  fatiche,  ma,  perché  privi  di
                  discernimento, sono periti. In verità, figli, non credo che ci si debba
                  stupire  se  per  negligenza  e  per  mancanza  di  discernimento,  voi

                  cadrete al livello del diavolo per aver pensato di essere vicini a Dio e
                  in  attesa  della  luce  finirete  avvolti  dalle  tenebre.  Perciò  Gesù  ha
                  voluto che voi vi cingiate di un panno e laviate i piedi ai più piccoli
                  di voi (Gv 13,4-5). Egli stesso ci ha dato l’esempio per insegnarci a
                  non  dimenticare  la  nostra  origine.  La  superbia  infatti  ha  segnato

                  l’inizio  della  nostra  caduta;  la  superbia  è  apparsa  per  prima.
                  Disponetevi,  dunque,  alla  più  grande  umiltà  con  tutto  il  vostro
                  cuore, con tutta la vostra mente, con tutta la vostra anima, con tutto
                  il vostro corpo: solo così erediterete il regno di Dio.

                  12.  In  verità,  figli miei  nel  Signore,  io  prego  giorno  e  notte  il  mio
                  Creatore  dal  quale  ho  ricevuto  lo  Spirito  di  aprire  gli  occhi  del

                  vostro cuore perché conosciate l’amore che nutro per voi e di aprire
                  le  orecchie  del  vostro  cuore  perché  possiate  intendere  la  vostra
                  miseria. Chi comprende il suo disonore, cerca subito la grazia alla
                  quale  è  chiamato,  chi  comprende  la  sua  condizione  mortale,
                  comprende pure la vita eterna. Figli miei, vi «parlo come a persone

                  intelligenti»  (1Cor  10,15).  In  verità  temo  che  lungo  la  strada  siate
                  colpiti  dalla  fame  proprio  in  un  luogo  in  cui  dovreste  essere  ben
                  forniti. Avrei voluto vedervi di persona, faccia a faccia, ma aspetto il
                  tempo in cui ci potremo vedere l’un l’altro, quando non ci saranno
                  più  «né  lutto,  né  lamento,  né  affanno»  (Ap  21,4),  quando  «felicità
                  perenne  splenderà  sul  capo»  (Is  35,10)  di  tutti.  Avrei  voluto  dirvi

                  ancora altre cose, ma «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più
                  saggio» (Pro 9,9). Vi saluto tutti, figli dilettissimi, uno per uno.
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