Page 13 - La vera religione
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diligente e pio a ciò che segue; Dio infatti non può che aiutare gli uomini che
si comportano così.
Ogni vita proviene da Dio. La morte dell’anima consiste nella malvagità.
11. 21. Non vi è vita che non provenga da Dio, perché Dio è la vita suprema e
la sorgente stessa della vita. Nessuna vita, in quanto tale, è male, ma lo è in
quanto volge verso la morte. Tuttavia la morte della vita non è altro che
l’iniquità, la quale appunto è così chiamata perché non è nulla, ed è per
questo che gli uomini più iniqui sono chiamati uomini da nulla. La vita
dunque volge verso il nulla se, per volontaria colpa, si allontana da Colui che
la creò e della cui essenza godeva, per poter godere, contro la legge divina,
delle realtà corporee alle quali Dio l’aveva preposta. In questo sta l’iniquità.
Ma ciò non significa che il corpo sia nulla: anche il corpo, infatti, presenta
una certa armonia tra le sue parti, senza la quale non potrebbe
assolutamente essere; perciò anche il corpo è opera di Colui che è il principio
di ogni armonia. Il corpo poi consta di un certo equilibrio nella sua forma,
senza il quale non sarebbe proprio nulla; anche il corpo perciò è stato creato
da Colui dal quale proviene ogni equilibrio, forma increata e di tutte la più
bella. Il corpo si caratterizza anche per una sua bellezza, senza la quale non
sarebbe un corpo. Se dunque si vuol sapere chi ha formato il corpo, si cerchi
Colui che è il più bello di tutti, perché è da Lui che deriva ogni bellezza. Ora
chi è costui, se non l’unico Dio, unica verità, unica salvezza per tutti e prima
e somma essenza, dalla quale proviene tutto ciò che è, in quanto è? Perché
ciò che è, in quanto è, è buono.
11. 22. La morte dunque non viene da Dio. Dio, infatti, non ha creato la morte,
né gode per la rovina dei viventi , giacché la somma essenza fa essere tutto ciò
che è: per questo si chiama essenza. La morte, invece, fa sì che tutto ciò che
muore non sia più, in quanto muore. Se, infatti, le cose che muoiono
morissero del tutto, certamente giungerebbero al nulla; esse invece in tanto
muoiono in quanto partecipano meno dell’essenza o, per dirla in maniera
più breve, tanto più muoiono quanto meno sono. Ora, il corpo è inferiore a
qualsiasi genere di vita perché, per quanto poco conservi la sua forma, la
conserva in virtù della vita, sia di quella che governa ogni essere animato sia
di quella che regola l’intera natura del mondo. Il corpo dunque è più esposto
alla morte e quindi è più vicino al nulla; pertanto la vita che, attratta dai
godimenti del corpo, dimentica Dio, volge verso il nulla. In questo sta
l’iniquità.
Caduta e redenzione dell’uomo.
12. 23. Così la vita diventa carnale e terrena, e appunto per questo l’uomo è
chiamato anche carne e terra ; e finché è tale, non possederà il regno di Dio e