Page 69 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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soggiace alla colpa ed alla pena ed è esperto di entrambe; ma l’uno e
                  l’altro  precedono  quello  spirito  che  li  ha  entrambi  creati.  L’animo  si
                  eleva  veramente  a  intravvedere  qualcosa  di  questi  cieli  quando,
                  abbandonando  gli  infimi  pensieri  delle  cose  terrene,  si  fissa  nella
                  contemplazione  di  quelli.  Al  primo  cielo  è  dunque  relativa  la
                  conoscenza di sé, al terzo la contemplazione di Dio. Chi credi che salga
                  a questo terzo cielo se non colui che ne discende, il Figlio dell’uomo
                  che è nel cielo? Dunque se c’è chi ascende fino ai cieli e discende fino
                  all’abisso, se non sale primo fino al primo ed al secondo, non può salire
                  fino al terzo. Gli uomini dunque possono essere rapiti fino al terzo cielo,
                  ma  non  salirvi  con  le  loro  forze.  Possiamo  tuttavia  dividere  quella
                  conoscenza  di  Dio  che  è  raggiungibile  in  questa  vita,  in  tre  gradi  e
                  indicarne  la  differenza  con  i  tre  cieli.  In  modo  diverso  infatti  Dio  è
                  intravvisto per mezzo della fede, conosciuto per mezzo della ragione ed
                  intuito  per  mezzo  della  contemplazione.  La  prima  visione  riguarda
                  dunque il primo cielo, la seconda, il secondo, la terza il terzo. La prima
                  è  sotto  la  ragione,  la  terza  sopra  la  ragione.  Gli  uomini  possono
                  certamente salire al primo ed al secondo cielo della contemplazione, ma
                  a ciò che è sopra la ragione non giungono se non rapiti sopra se stessi
                  per mezzo dell’estasi.
                  Per Beniamino dobbiamo intendere quel genere di contemplazione che
                  sta sopra la ragione, e possiamo congetturare con sufficiente chiarezza
                  dalla morte di sua madre.


                                             Capitolo LXXV

                                  Dell’eccellenza delle visioni spirituali

                  Qualsiasi  umana  conoscenza  è  angusta  rispetto  all’altezza  di  tali
                  contemplazioni,  e  giace  nel  fondo  come  terra  rispetto  al  cielo  ed  a
                  stento tiene il luogo di un punto. La conoscenza delle creature, vasta
                  quanto pur si voglia, cos’altro è rispetto alla conoscenza del Creatore se
                  non  terra  rispetto  al  cielo,  e  punto  o  centro  rispetto  alla  totalità  del
                  cerchio?  Questa  terra,  cioè  la  conoscenza  delle  cose  di  quaggiù,  ha
                  tuttavia  i  monti  e  i  colli,  le  pianure  e  le  valli.  Secondo  la  differenza
                  delle creature ci sarà anche la differenza nelle scienze. Per cominciare
                  dunque dal fondo, grande è la distanza tra corpo e corpo. Ci sono infatti
                  corpi celesti e corpi terrestri. Ma più grande è la distanza tra il corpo e
                  lo  spirito  che  tra  qualsiasi  corpo  grandemente  dissimile.  Ma  tra  gli
                  stessi spiriti, ve ne sono di irrazionali e di razionali. Tengono dunque
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