Page 67 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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L’anima  razionale,  fuor  d’ogni  dubbio  ritrova  se  stessa  come  lo
                  specchio  migliore  e  più  adeguato  per  vedere  Dio.  Se  infatti  le  cose
                  invisibili  di  Dio  vengono  intese  e  viste  per  mezzo  di  ciò  che  è  stato
                  fatto (Rom. 1), dove mai le sue tracce potranno essere ritrovate se non
                  proprio  nella  sua  immagine?  Leggiamo  con  fede  nella  Scrittura  che
                  l’anima dell’uomo è fatta a immagine di Dio (Gn. 1) e fino a quando
                  cammineremo nella fede e non nella diretta visione (2 Cor. 5), fino a
                  quando vedremo nello specchio e in enigma (1 Cor. 13) non troveremo
                  nessuno specchio. È migliore dello spirito razionale per intravvederlo.
                  Chiunque desidera dunque vedere Dio pulisca il suo specchio, purifichi
                  il suo spirito. Il vero Giuseppe non lascia mai di tenere questo specchio,
                  di  pulirlo,  di  osservarlo  continuamente.  Lo  tiene  perché  non  cada,
                  rovinandosi per amore della terra; lo pulisce perché non si sporchi con
                  la  polvere  di  vacui  pensieri;  lo  osserva  perché  non  volga  l’occhio  ai
                  vani desideri della sua intenzione. Dopo aver pulito dunque lo specchio,
                  e dopo averlo a lungo osservato comincia a balenare qualcosa della luce
                  divina e un immenso raggio dell’insolita visione appare ai suoi occhi.
                  Questa luce irraggiava gli occhi di colui che diceva: È impressa su di
                  noi  la  luce del  tuo  volto, o Signore, ed hai  donato  la  letizia nel  mio
                  cuore (Sal. 4,7). Dalla visione dunque di questa luce che ammira in se
                  stesso, l’animo si infiamma in modo meraviglioso e viene sollecitato a
                  guardare la luce che sta sopra di lui. Da questa visione, dico, l’anima
                  raccoglie la fiamma del  desiderio di  vedere Dio e prende fiducia.  La
                  mente allora, che arde dal desiderio di questa visione, se già spera ciò
                  che desidera, sappia di aver già concepito Beniamino. Con la speranza
                  infatti concepisce e con il desiderio partorisce, e quanto più cresce il
                  suo desiderio, tanto più si avvicina al parto.


                                            Capitolo LXXIII

                  Quanto sia arduo e difficile ottenere la grazia della contemplazione

                  Ma sappiamo, d’altra parte, (lo impariamo infatti dalla Scrittura) che la
                  speranza,  che  viene  differita  affligge  l’animo  (Prov.  13,12).  Nulla
                  affligge tanto l’animo come un impaziente desiderio. Che cosa infatti si
                  cerca di più salutare della dolcezza di questa visione? Che cosa si sente
                  di più soave? Che cosa l’anima può provare di più bello? Rachele sa
                  bene  tutto  ciò;  infatti  la  ragione  non  può  nasconderselo,  poiché  a
                  confronto di questa soavità, ogni dolcezza è amara. Ne viene che non
                  può  né  rallentare  la  sua  ricerca  né  moderare  il  suo  desiderio.  Di  qui
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