Page 72 - La nube della non conoscenza
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Ma  se  vogliono  conoscere  con  più  esattezza  le  proprie  disposizioni  d’animo,
                  osservino  attentamente  se  quest’impulso  richiama  sempre  più  la  loro
                  attenzione, tanto da diventare più abituale di ogni altra devozione spirituale. E
                  se  giungono  alla  convinzione  che  non  c’è  cosa  che  essi  facciano,  materiale  o
                  spirituale, che riceva un’adeguata approvazione da parte della loro coscienza,
                  senza  che  questo  piccolo  segreto  slancio  d’amore  non  stia  a  capo,  in  senso
                  spirituale, di tutto il loro operato; se questa, dunque, è la loro sensazione, allora
                  è segno che sono realmente chiamati da Dio alla contemplazione, altrimenti no.
                  Non  intendo  dire  che  quest’impulso  deve  durare  per  sempre  e  riempire  in
                  continuazione la mente di quelli che son chiamati al lavoro contemplativo. No,
                  non è affatto cosa. In un giovane contemplativo ancora alle prime armi, questa
                  reale sensazione viene spesso a mancare per una serie di motivi.
                  Talvolta questo si verifica perché egli non abbia ad assumere un atteggiamento
                  di sufficienza, o a pensare che sia in gran parte in suo potere di avere questa
                  grazia  quando  e  come  gli  pare.  Un  pensiero  di  tal  genere  sarebbe  segno  di
                  orgoglio.  Ora,  quando  la  sensazione  della  grazia  viene  a  mancare,  è  sempre
                  l’orgoglio la causa prima; non tanto l’orgoglio che effettivamente c’è, ma quello
                  che  potrebbe  esserci,  se  non  venisse  meno  la  percezione  della  grazia.  Ecco
                  perché è facile trovare dei giovani stolti che ritengono Dio loro nemico, quando
                  invece è lui il loro miglior amico.
                  A volte la grazia della contemplazione viene meno a motivo della poca cura con
                  cui gli uomini vi corrispondono: in tal caso essi sentono immediatamente una
                  pena acutissima e straziante, che li divora come un cancro.
                  Altre volte nostro Signore ritarda questa sensazione di grazia secondo un piano
                  prestabilito,  perché  vuole,  in  tal  modo,  che  essa  cresca  e  venga  apprezzata
                  maggiormente:  è  quel che capita  quando una cosa, da lungo tempo  smarrita,
                  viene infine ritrovata. Questo è uno dei segni più importanti e più sicuri che
                  uno possa avere per conoscere se è chiamato o meno alla contemplazione: se sa
                  che,  dopo  un  ritardo  di  tal  genere  e  una  lunga  inattività  nel  lavoro  della
                  contemplazione,  improvvisamente  quella  sensazione  ritorna,  come  di  fatto
                  avviene, senza far ricorso a nessun mezzo. Allora egli possiede dentro di sé un
                  fervore  ancor  più  intenso  e  una  passione  ancor  più  viva  nei  riguardi  della
                  contemplazione, di quanto non abbia mai avuto prima. A tal punto che spesso,
                  io  credo,  la  gioia  per  il  ritrovamento  di  quello  slancio  d’amore  è  ancor  più
                  grande del dolore per la sua perdita. Se capita così, è senz’altro segno autentico
                  e  inconfondibile  che  Dio  chiama  a  diventare  contemplativi,  quale  che  sia  la
                  propria vita presente o passata.
                  Non è, infatti, quello che sei, né quello che sei stato, ciò che Dio vede con i suoi
                  occhi misericordiosi, bensì ciò che tu potresti essere  E s. Gregorio afferma che
                                                                          .
                  «tutti i desideri santi crescono quando vengono dilazionati; ma se svaniscono in
                  attesa della loro realizzazione, allora non erano nemmeno desideri santi». Chi
                  sente  sempre  di  meno  la  gioia  di  ritrovare  o  riscoprire,  sotto  forme  nuove  e
                  impreviste, i vecchi desideri del cuore, può star certo che, anche se questi sono
                  desideri naturali di bene, tuttavia desideri santi non lo sono mai stati.
                  Di questo santo desiderio parla s. Agostino, quando dice che «tutta la vita di un
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