Page 69 - La nube della non conoscenza
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perché come l’Arca conteneva tutti i gioielli e le reliquie del Tempio, così questo
                  piccolo atto d’amore diretto verso la nube della non-conoscenza contiene dentro
                  di sé tutte le virtù dell’anima umana, che è il tempio spirituale di Dio.
                  Mosè, prima ancora di poter vedere  l’Arca e di sapere  in qual modo  doveva
                  essere  fatta,  salì  con  lungo  sforzo  e  grande  fatica  fin  sulla  cima  del  monte,  e
                  restò  lì  a  lavorare  in  una  nube  per  sei  giorni,  aspettando  il  settimo  giorno
                  perché Dio  acconsentisse  a mostrargli la maniera di costruire  l’Arca. Il  lungo
                  lavoro  di  Mosè  e  la  sua  visione  tardiva,  stanno  a  indicare  coloro  che  non
                  riescono ad arrivare alla perfezione di questa opera spirituale, senza un previo
                  lavoro lungo e faticoso. E anche se vi arrivano, ciò capita loro raramente, e solo
                  se Dio acconsente a dischiudere il loro cuore all’estasi contemplativa.
                  Ma quello che Mosè poteva vedere solo in rarissime occasioni, e dopo un lungo
                  sforzo e una grande fatica, Aronne l’aveva sempre a sua disposizione, in virtù
                  del proprio ufficio, dal momento che poteva vedere l’Arca nel Tempio al di là
                  del velo, ogniqualvolta voleva entrarvi. Aronne sta a indicare tutti coloro di cui
                  ho parlato prima, i quali in base alla loro penetrazione spirituale e all’assistenza
                  della grazia, possono pervenire alla meta della contemplazione perfetta tutte le
                  volte che lo vogliono.

                                                     CAPITOLO 72
                       Il contemplativo non può giudicare un altro in base alla sua esperienza

                  Da  tutto  questo  puoi  ben  capire  che  l’uomo  a  cui  è  dato  di  giungere  alla
                  contemplazione perfetta e di farne esperienza, ma solo dopo un enorme lavoro
                  e  in  rare  occasioni,  può  facilmente  cadere  in  errore  se  si  mette  a  parlare,  a
                  pensare o a dar giudizi sugli altri uomini in base alla sua esperienza personale,
                  perché ritiene che anch’essi non vi possano giungere che raramente e dopo un
                  enorme  lavoro.  Allo  stesso  modo,  l’uomo  in  grado  di  contemplare  quando
                  vuole,  può  facilmente  cadere  in  errore  se  giudica  gli  altri  prendendo  come
                  metro se stesso e dicendo che anch’essi sono in grado di contemplare quando
                  vogliono.  Lascia  perdere  tutto  questo:  no,  non  è  certamente  così  che  si  deve
                  ragionare.
                  Infatti, quando a Dio piace e se lui vuole, può darsi che quelli che in un primo
                  momento  raggiungono  la  contemplazione  solo  di  rado,  e  dopo  un  enorme
                  lavoro, in seguito possano arrivarci quando vogliono e tutte le volte che a loro
                  piace.  Un  esempio  a  questo  proposito  l’abbiamo  ancora  in  Mosè,  il  quale
                  dapprima non poteva vedere la forma dell’Arca se non raramente e dopo un
                  enorme lavoro, là sul monte; ma in seguito era in grado di vederla nella valle
                  tutte le volte che lo voleva.

                                                     CAPITOLO 73
                       A somiglianza di Mosè, Bezaleel e Aronne, che si occuparono dell’Arca
                     dell’Alleanza, simbolo della contemplazione, noi arriviamo in tre maniere
                                     diverse a questa grazia della contemplazione
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