Page 68 - La nube della non conoscenza
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quanto  grande  possa  essere  la  conoscenza  e  la  comprensione  di  tutte  le  cose
                  spirituali create, l’uomo non può mai giungere per mezzo dell’intelligenza alla
                  conoscenza  di  una  realtà  spirituale  non  creata,  qual  è  Dio  stesso.  Ma  se
                  riconosce  il  suo  limite,  allora  sì  che  può  giungere  a  una  simile  conoscenza.
                  Quanto infatti limita l’intelligenza umana, non è altro che Dio, e lui solo. Ecco
                  perché s. Dionigi disse: «La più perfetta conoscenza di Dio si ottiene con la non-
                  conoscenza».
                  In  verità,  chiunque  farà  passare  i  libri  di  Dionigi,  troverà  che  le  sue  parole
                  confermano chiaramente tutto quanto io ho detto o dirò ancora, dall’inizio di
                  questo libro fino alla fine. Altrimenti non lo citerei nemmeno a questo punto, né
                  lui né nessun altro dottore. Una volta gli uomini ritenevano di fare un atto di
                  umiltà  nel  non  dir  niente  di  propria  testa  che  non  fosse  sorretto  da  citazioni
                  scritturali o dotte. Ma ora questa pratica è diventata un mezzo per mettere in
                  mostra la propria abilità ed erudizione. A te tutto ciò non servirebbe a niente,
                  ed è per questo che me ne astengo. Chi ha orecchie per intendere, intenda; e chi
                  si sente mosso a credere, creda: non c’è altra alternativa.

                                                     CAPITOLO 71
                      Alcuni riescono ad avere l’esperienza della contemplazione perfetta solo
                                                       nell’estasi,
                      altri invece quando vogliono e nelle normali condizioni di vita spirituale

                  Certi  ritengono  la  contemplazione  una  materia  così  difficile  e  pericolosa  che,
                  affermano, non vi si può arrivare senza aver fatto in precedenza una gran mole
                  di lavoro e una fatica enorme. Dicono, inoltre, che la si ottiene raramente, e solo
                  in  un  momento  d’estasi.  A  costoro  voglio  rispondere,  misero  come  sono,
                  dicendo che tutto dipende dalla volontà e dal beneplacito di Dio, oltre che dalla
                  capacità  e  predisposizione  dell’anima  in  ordine  alla  grazia  della
                  contemplazione e del lavoro spirituale di cui sto parlando.
                  Indubbiamente ci sono alcuni che senza una lunga e impegnativa preparazione
                  spirituale non vi possono arrivare. E quand’anche giungano alla pienezza della
                  contemplazione,  tutto  ciò  non  capita  che  raramente,  e  grazie  a  una  chiamata
                  tutta particolare da parte di nostro Signore: è quella che noi chiamiamo «estasi».
                  Ci  sono  altri,  però,  che  hanno  l’animo  così  sensibile  all’azione  della  grazia,  e
                  hanno  una  tale  familiarità  con  Dio  durante  la  contemplazione,  che  possono
                  immergervisi  quando  vogliono  e  nelle  normali  condizioni  di  vita:  si  trovino
                  seduti o in cammino, in piedi o in ginocchio. E in tutto questo tempo rimangono
                  nel pieno possesso delle loro facoltà fisiche e spirituali, e possono farne uso, se
                  lo  desiderano;  naturalmente  incontrano  delle  difficoltà,  ma  niente  affatto
                  eccessive o insormontabili.
                  Prototipo degli uni è Mosè; degli altri Aronne, il sacerdote del Tempio. Infatti la
                  grazia  della  contemplazione  è  raffigurata  nell’Antico  Testamento  dall’Arca
                  dell’Alleanza,  e  i  contemplativi  sono  raffigurati  da  coloro  che  più  dovevano
                  occuparsi dell’Arca, come la storia ci insegna.
                  Ed è perfettamente corretto paragonare questa grazia e questo lavoro all’Arca,
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