Page 51 - La nube della non conoscenza
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E sono così sicuri di sé che, se il direttore spirituale non è d’accordo con loro sul
                  fatto  che  essi  debbano  dedicarsi  alla  contemplazione,  si  mettono  subito  a
                  mormorare contro di lui e pensano immediatamente — e forse dicono ad altri
                  della loro stessa risma — che non c’è nessuno che possa veramente capirli. E
                  spinti  dall’audacia  e  dalla  presunzione  della  loro  mente  perversa,  eccoli
                  tralasciare  troppo  presto  l’umile  preghiera  e  la  penitenza  per  mettersi  a  fare,
                  così credono, un lavoro del tutto spirituale dentro la loro anima. Ma il lavoro
                  che essi fanno, se lo si guarda bene, non è né spirituale né materiale. In breve, è
                  un lavoro contro natura, e il diavolo ne è il principale artefice. È la maniera più
                  sbrigativa  per  morire  sia  nel  corpo  che  nello  spirito,  perché  è  follia  e  non
                  saggezza, e può condurre l’uomo sull’orlo della pazzia.
                  Ma  essi  non  se  lo  immaginano  nemmeno,  perché  in  questo  lavoro  si
                  propongono di pensare a Dio, e a lui solo.

                                                     CAPITOLO 52
                    Come i giovani discepoli presuntuosi fraintendono «dentro»; gli errori che ne
                                                        derivano

                  Ed  è  così  che  si  produce  la  pazzia  di  cui  parlo.  Essi  leggono  o  sentono  dire
                  giustamente  che  devono  lasciar  perdere  qualsiasi  occupazione  esteriore  delle
                  loro facoltà mentali per mettersi a lavorare interiormente. E poiché non sanno
                  cosa  vuol  dire  lavorare  interiormente,  fanno  un  lavoro  sbagliato. Rivolgono  i
                  loro  sensi  verso  l’in  terno  del  loro  corpo,  andando  così  contro  natura;  e  in
                  maniera inverosimile, quasi a voler vedere di dentro con i loro occhi corporei o
                  sentire  all’interno  con  le  loro  orecchie,  e  così  via  per  tutti  gli  altri  sensi,
                  l’odorato,  il  gusto  e  il  tatto.  A  questo  modo  li  distorcono,  scombussolando
                  l’ordine naturale, e con questa curiosità di spirito finiscono per estenuare la loro
                  immaginazione in maniera così dissennata che rimangono col cervello stravolto.
                  E subito il diavolo mette in atto il suo potere di emanare luci o suoni falsi, odori
                  soavi nelle loro narici, sapori squisiti nelle loro bocche, e prova ad accendere
                  passioni e ardori strani nel loro petto o nelle loro viscere, nella loro schiena o
                  nei loro lombi o nei loro genitali.
                  Pur in mezzo a questi fenomeni illusori, sono tuttavia convinti di contemplare
                  in  tutta  tranquillità  il  loro  Dio,  senza  essere  ostacolati  da  vani  pensieri.  E  in
                  certo qual modo hanno ragione, perché son così pieni di falsità, che la vanità
                  non  può  nemmeno  sfiorarli.  E  perché?  Perché  quello  stesso  nemico  che
                  dovrebbe suscitare in loro dei pensieri vani se fossero sulla buona strada,  è il
                  principale artefice del lavoro che stan facendo. E tu sai bene che non gli piace,
                  né gli conviene, ostacolare se stesso. Egli non toglie loro il pensiero di Dio, per
                  paura che si insospettiscano.

                                                     CAPITOLO 53
                         I vari atteggiamenti disdicevoli che assumono i falsi contemplativi

                  I  gesti  e  le  espressioni  che  assumono  quanti  sono  fuorviati  da  questa  falsa
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