Page 41 - La nube della non conoscenza
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bene, Dio. Fa’ anche tu così, per quanto ti sarà possibile con l’aiuto della grazia,
                  e guarda esclusivamente a Dio, a Dio nella sua interezza, così che niente lavori
                  nella tua mente e nella tua volontà, se non Dio solo.
                  E poiché per tutto il tempo che passi in questa valle di lacrime devi sempre far
                  esperienza in qualche modo di questo blocco massiccio, orribile e puzzolente,
                  qual è il peccato, come se fosse unito e fuso con la sostanza del tuo essere, allora
                  devi continuamente far ricorso prima all’una e poi all’altra di queste due parole:
                  «peccato» e «Dio». E non dimenticare che se tu avessi Dio, allora non avresti più
                  il peccato, e se tu non avessi più il peccato, allora avresti Dio.

                                                     CAPITOLO 41
                                     In qualsiasi cosa bisogna usare moderazione,
                                             ma non nella contemplazione

                  Inoltre,  se  tu  dovessi  chiedermi  quale  moderazione  bisogna  avere  nel  lavoro
                  della  contemplazione,  ti  risponderei  in  questi  termini:  «Nessuna,
                  assolutamente!» In qualsiasi altra cosa tu faccia devi usare moderazione, come
                  per  esempio  nel  mangiare,  nel  bere,  nel  dormire,  nel  proteggere  il  corpo
                  dall’eccessivo  calore  o  dai  rigori  del  freddo,  nel  tempo  da  dedicare  alla
                  preghiera o alla lettura o alla conversazione con il tuo prossimo. In tutto questo
                  devi  usare  moderazione,  in  modo  da  non  sconfinare  nel  troppo  o  nel  troppo
                  poco. Ma nel lavoro contemplativo non c’è misura che tenga: vorrei che tu non
                  smettessi mai di contemplare per tutto il tempo della tua vita.
                  Non dirò che devi essere sempre in grado di impegnarti con uguale vigore e
                  freschezza:  sarebbe  pretendere  l’impossibile.  Infatti,  talvolta  la  malattia  o
                  qualche  malessere  del  corpo  o  dell’anima,  insieme  a  molte  altre  necessità
                  naturali, costituiranno un grosso ostacolo e spesso ti faranno scendere dall’alto
                  della contemplazione. Ma tu dovresti sempre essere all’opera, sia che lavori, sia
                  che ti diverta, e questo almeno nelle intenzioni, se non di fatto. Di conseguenza,
                  guardati  più  che  puoi,  per  amore  di  Dio,  dalla  malattia,  cosa  che  non  sia  tu
                  stesso,  per  quanto  è  possibile,  la  causa  della  tua  debolezza.  Ti  dico  con  tutta
                  verità  che  quest’opera  richiede  una  grande  pace,  e  una  totale  e  pura
                  disposizione d’anima e di corpo.
                  Dunque, per amore di Dio, controllati nel corpo e nell’anima con gran cura, e
                  mantieniti  in  salute,  per  quel  che  sta  in  te.  E  se  malgrado  il  tuo  impegno,
                  dovesse  sopraggiungere  la  malattia,  sopportala  con  pazienza  e  affidati
                  umilmente alla misericordia di Dio: da te non si pretende altro. In verità ti dico:
                  spesso la pazienza nella malattia e in altri tipi di tribolazione, piace a Dio molto
                  di più di qualsiasi pratica devota che tu puoi esercitare  quando sei in buona
                  salute.

                                                     CAPITOLO 42
                               Solo chi è senza moderazione nel lavoro contemplativo,
                          può avere una giusta moderazione nelle altre cose; altrimenti no
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