Page 38 - La grandezza dell'anima
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discernono con la sensazione anche il contatto e il modo di attaccarsi alle nutrici
                  e non possono tollerare l'odore di altre, con le quali è mancato l'adattamento.


                  Ci dobbiamo a noi e a Dio.



                  28.  55.  Pertanto,  quantunque  l'argomento  derivi  soltanto  occasionalmente
                  dall'altro, mi soffermo volentieri sul tema dell'ammonimento all'anima perché
                  non si disperda nella sensibilità più di quanto il bisogno lo richiede. Piuttosto si
                  raccolga in se stessa e tomi a Dio fanciulla. È questo diventare un uomo nuovo,
                  spogliando il vecchio. Ma è inderogabile necessità cominciare proprio da lui a
                  causa della trasgressione della legge di Dio. È la verità più profonda fra quelle
                  contenute nella sacra Scrittura. Vorrei dire altre cose sull'argomento e, nell'atto
                  stesso  che  ti  sto  facendo  quasi  da  precettore,  far  forza  a  me  stesso  per  non
                  impegnarmi ad altro che ad essere restituito a me perché a me stesso mi devo
                  principalmente e così divenire per Iddio ciò che ha detto Orazio: Schiavo amico
                  del  padrone 6. Ma non può avvenire  se  non ci riformiamo alla sua immagine.
                  Egli ce l'ha consegnata per custodirla come oggetto molto prezioso e caro. E per
                  questo ci ha dato tale coscienza di noi stessi che soltanto lui possiamo preferire
                  a  noi.  Nulla  mi  sembra  più  attivo  di  tale  impegno  e  nulla  di  più  simile  alla
                  inattività. E lo spirito lo può accettare e adempiere soltanto con l'aiuto di colui,
                  cui viene restituito. Ne consegue che l'uomo si deve riformare con la clemenza
                  di colui, dalla cui bontà e potere è stato formato.


                  Si torna alla definizione.



                  28. 56. a dobbiamo tornare all'assunto. Rifletti se sei convinto che le bestie non
                  hanno scienza e tutta l'apparenza di scienza, di cui ci meravigliamo, non è che
                  potere della sensazione.
E. - Ne son convinto. Ma se v'è nell'argomento qualche
                  punto da considerare più attentamente, lo esaminerò in altro tempo. Ora vorrei
                  sapere che ne deduci.


                  29. 56. A. - Soltanto la definizione della sensazione. Prima includeva un non so
                  che di altro dalla sensazione, adesso è infondata per il difetto contrario che non
                  include ogni sensazione. Infatti le bestie hanno sensazione, ma non scienza. Ora
                  dell'oggetto presente all'anima si ha anche scienza e ogni oggetto, di cui si ha
                  scienza, appartiene certamente alla scienza. In proposito ci siamo già accordati.
                  Dunque  o  non  è  vero  che  la  sensazione  è  modificazione  del  corpo  presente
                  all'anima, ovvero di essa sono prive le bestie perché prive di scienza. Ma noi
                  attribuiamo  la  sensazione  alle  bestie,  quindi  la  definizione  è  difettosa.
E.  -
                  Confesso che non trovo nulla da ribattere.


                  Scienza è rappresentazione mediante ragione...
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