Page 37 - La grandezza dell'anima
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sana, mentre sempre ha la ragione, non sempre compie l'atto in parola.
Piuttosto, e forse giustamente, tale atto si denomina ragionamento, così che la
ragione è, per cosi dire, uno sguardo dell'intelligenza e il ragionamento è una
ricerca della ragione, cioè il movimento dello sguardo attraverso gli oggetti che
si devono guardare. Dunque questo è necessario alla ricerca, quello alla
intuizione. Pertanto lo sguardo dell'intelligenza, che si denomina ragione,
quando si dirige sull'oggetto e ne ha visione, si dice scienza. Se poi l'intelligenza
non ha visione, sebbene applichi lo sguardo, si dice mancanza di scienza o di
conoscenza. Anche con gli occhi del corpo non sempre la visione segue allo
sguardo. È un fatto che si può agevolmente verificare nella oscurità. Ne
consegue che differiscono, secondo me, sguardo e visione, che nella intelligenza
si dicono ragione e scienza. Penso che non hai obiezioni in proposito e non
ritieni che i due concetti sono stati poco chiaramente distinti.
E. - La distinzione
mi piace assai e l'accetto volentieri.
A. - Ora considera se, secondo te, si guarda
per vedere o si vede per guardare.
E. - Lo sguardo è per la visione e non la
visione per lo sguardo. Non ne dubiterebbe neanche un cieco.
A. - Si deve
dunque ammettere che la visione è di grado più alto dello sguardo.
E. -
Certamente.
A. - Quindi la scienza più del pensiero.
E. - Logico, secondo
me.
A. - Ti va che le bestie siano più perfette e felici degli uomini?
E. - Iddio ci
liberi da sì grande pazzia.
A. - Giustamente sei inorridito. Ma a tale conclusione
ci costringe la tua tesi, poiché hai detto che le bestie hanno scienza ma non
ragione. La ragione invece l'ha l'uomo, ma con essa difficilmente si raggiunge
scienza. Ma pur nell'ipotesi che si raggiunga facilmente, a che ci serve la
ragione per considerarci migliori delle bestie, se esse hanno scienza ed è stato
accertato che la scienza è in più alto grado della ragione?
...manca nelle bestie.
28. 54. E. - Sono costretto senza scampo o a rifiutare la scienza alle bestie o a non
poter ribattere che siano considerate giustamente più di me. Ma, ti prego,
spiegami il significato dell'episodio, da me ricordato, del cane di Ulisse. Preso
da commosso stupore per lui, ho abbaiato a vuoto.
A. - Devi ricordare che si
tratta di una particolare facoltà sensibile e non di scienza. Molte bestie ci
superano nella sensazione. Non è qui il luogo di trattare la ragione del fatto.
Iddio comunque ci ha creati superiori ad esse per l'intelligenza, la ragione, la
scienza. Ma la sensazione, con l'aiuto dell'adattamento che ha un grande potere,
può discernere gli oggetti che sono fonte di godimento per le anime inferiori, e
tanto più agevolmente perché l'anima bruta è più condizionata al corpo, in cui
risiedono gli organi funzionari al vitto e al piacere, che essa riceve nel corpo
stesso. L'anima umana al contrario, mediante ragione e scienza, di cui trattiamo,
per il fatto che esse sono di gran lunga superiori ai sensi, si distacca dal corpo
nei limiti che le è possibile e gode più volentieri del piacere interiore, ma quanto
più si abbassa alla sensibilità, tanto più rende l'uomo simile alla bestia. Anche i
bimbi, nei primi mesi di vita, quanto più sono estranei al pensiero, tanto meglio