Page 29 - La grandezza dell'anima
P. 29

errore.  Ma  ormai  comincia,  se  hai  qualche  cosa  da  dire  4,  affinché  io  non  mi
                  affatichi di più nell'aspettare che nel ribattere.

                  Si esamina la definizione.



                  23.  42.  A.  -  Dimmi  dunque  quale  modificazione  subisce  il  tuo  corpo  nel
                  vedermi.
E. - Subisce  certamente una modificazione. Le parti del mio occhio,
                  salvo  errore,  appartengono  al  mio  corpo.  E  come  ti  potrei  vedere,  se  non
                  subissero  una  modificazione?
A.  -  Non  basta  per  convincerti  che  la  tua  vista
                  subisce la modificazione, se non dici quale modificazione.
E. - E quale, se non
                  l'atto  del  vedere?  Di  esso  si  tratta.  Se  tu  mi  chiedessi  quale  modificazione
                  subisce  l'ammalato,  risponderei  la  malattia;  quale  chi  desidera,  il  desiderio;
                  quale  chi  teme,  il  timore;  quale  chi  gode,  il  godimento.  Dunque  se  mi  chiedi
                  quale  modificazione  subisce  chi  vede,  perché  non  dovrei  rispondere  la
                  visione?.
A.  -  Ma  chi  gode  sente  il  godimento.  Lo  potresti  negare?
E.  -
                  Tutt'altro.
A. - Lo direi anche delle altre perturbazioni.
E. - D'accordo.
A. - Ora
                  il sentire degli occhi è il vedere.
E. - Qui non sono d'accordo. Si può vedere il
                  dolore?  Eppure  gli  occhi  spesso  lo  sentono.
A.  -  Si  vede  proprio  che  stai
                  trattando degli occhi. Li tieni bene aperti. Allora cerca di vedere anche se chi
                  vede, nel vedere, sente la vista, allo stesso modo che chi gode, nel godere, sente
                  il  godimento.
E.  -  Come  potrebbe  altrimenti?
A.  -  Ora  chi  vede,
                  necessariamente vede l'oggetto che sente di vedere.
E. - Non necessariamente.
                  Se  nel  vedere  sente  l'amore,  vedrebbe  forse  l'amore?
A.  -  Sei  accorto  e
                  perspicace. È difficile aggirarti e ne sono felice. Dal nostro dialogo è emerso che
                  non in senso assoluto si vede tutto ciò che gli occhi sentono e neanche tutto ciò
                  che si sente nel vedere. Ritieni vero almeno che si sente tutto ciò che si vede?
E.
                  - Se non concedo questo, l'atto del nostro vedere non si potrebbe considerare
                  sensazione.
A. - Ma non coincidono il sentire e l'essere modificati?
E. - Sì.
A. -
                  Dunque se si sente il visibile e si è modificati dal sensibile, si è modificati dal
                  visibile.
E.  -  Non  faccio  obiezioni.
A.  -  Dunque  ci  modifichiamo  l'un  l'altro
                  nell'atto che ci vediamo.
E. - Così penso. La dimostrazione per me è apodittica.


                  Modificazione sensoriale della vista...



                  23. 43. A. - Ascolta quanto rimane. Tu consideri, come presumo, assolutamente
                  assurda e illogica l'affermazione che tu possa esser modificato sensibilmente da
                  un corpo, dove non è il corpo stesso, da cui sei modificato.
E. - Sì, lo ritengo
                  assurdo. La penso come te.
A. - Ora è indubbio che il mio corpo è in uno spazio
                  e il tuo in un altro?
E.. - Sì.
A. - Dunque i tuoi occhi percepiscono sensibilmente
                  il mio corpo e se lo percepiscono, ne sono modificati. Ma non  è possibile che
                  siano  modificati,  dove  non  c'è  l'oggetto,  da cui  sono  modificati.  Tuttavia  essi
                  non sono  nel medesimo  spazio,  in cui  è il  mio corpo,  quindi sono modificati
   24   25   26   27   28   29   30   31   32   33   34