Page 7 - La contemplazione di Dio
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perfezione? Forse che gli ingiusti, Signore, possederanno il tuo regno? Ingiusto
è chi non prova desiderio di te, chi non capisce e non si sente in dovere di
amarti, per quanto è nelle possibilità di una creatura razionale.
È noto che anche i beati Serafini, che grazie alla vicinanza della tua presenza e
alla chiarezza della tua visione vengono definiti ardenti, e lo sono realmente, ti
amano in misura maggiore di chi è il più piccolo nel regno dei cieli. E se nel
regno dei cieli si trova uno spirito, non dico il più piccolo, ma uno addirittura
insignificante, esso desidera amarti tanto, quanto tu puoi e devi essere amato da
qualcuno ed è forse per questo che gli angeli desiderano fissare in te il loro
sguardo.
10. Costui, che è beato seppur tra i più piccoli, prova, dunque, il desiderio di
amarti quanto colui che ti ama in misura maggiore della sua, non per
emulazione, ma per spirito di imitazione pieno di pietà e di devozione. Se poi
progredisce nell’amore, quanto più gioiosamente avanza nella dimensione
dell’interiorità grazie alla luce che i suoi occhi ricevono, tanto più dolcemente
avverte e comprende, se non è ingrato e ingiusto, sia di poterti amare sia di
doverlo fare ancor più di quanto ti amino i Cherubini e i Serafini. Ma chi
desidera ciò che non può conseguire, è un infelice. Ora, l’infelicità è del tutto
estranea al regno della beatitudine. Qui, dunque, chiunque desidera qualcosa,
l’ottiene.
11. Che diremo in proposito? Che diremo mai? Ti scongiuro, parla, Signore,
perché il tuo servo ti ascolta (1 Samuele 3,9). Non è forse vero che di tutti coloro,
grandi e piccoli, che si trovano nel regno di Dio, ciascuno nel suo ordine ama e
desidera amare? E che l’unità nell’amore non permette che vi sia diversità, per
cui, chi ha ricevuto questo dono in tal misura ama in modo più ardente, mentre
l’inferiore, da parte sua, ama senza invidia, in chi gli è superiore, ovunque lo
veda, il bene che egli desidera per sé e possiede in ogni caso quell’amore, per
quanto grande possa essere, che egli ama in colui che a sua volta ama?
Certamente, colui, che viene amato, è l’Amore stesso, che per la
sovrabbondanza e la natura della sua bontà, colma di ugual grazia, seppur in
diversa misura, quelli che amano e quelli che sono uniti nell’amore, quelli che
gioiscono e quelli che sono uniti in questa gioia; e quanto più copiosamente
questo Amore si infonde nei sensi di quelli che amano, tanto più li rende capaci
di riceverlo, saziandoli ma senza nauseare; e senza diminuire il desiderio di
questa sazietà, anzi aumentandolo, e allontanando, invece, ogni sofferenza
dovuta all’ansietà.
Infatti, è l’Amore, come s’è detto, ad essere amato, il quale col torrente delle sue
delizie scaccia da chi lo ama ogni sorta d’infelicità: il disgusto nella sazietà,
l’inquietudine nel desiderio, la gelosia nel fervore; illuminandolo, come dice
l’Apostolo, con chiarezza sempre maggiore (2 Corinzi 3,18), affinché nella luce
veda la luce e nell’amore generi l’amore. Questa, infatti, è la fonte della vita, che
perennemente scorre senza mai perdersi. Questa è la gloria, queste sono le
ricchezze nella casa di chi è felice di amarti, poiché chi desidera, vi trova ciò che