Page 37 - La Gerarchia Celeste
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bensì che ciascuno di loro é iniziato dai suoi superiori e inizia a sua volta i
                  suoi inferiori, nessuno certamente pretenderà che le figure descritte nelle
                  Sacre Scritture non possano legittimamente e propriamente applicarsi alla
                  potenza  del  primo,  del  secondo  o  del  terzo  ordine.  Così  la  ferma
                  intenzione di elevarsi verso la perfezione, l'attività costante e fedele nel
                  mantenersi  nell'ambito  dalle  virtù  che  sono  loro  proprie,  quella
                  provvidenza secondaria per la quale s'inclinano verso le nature inferiori e
                  trasmettono  loro  il  dono  divino,  sono  qualità  comuni  a  tutti  gli  spiriti
                  celesti, sebbene nelle proporzioni che abbiamo già indicate, e cioè le une
                  le  posseggono  pienamente  e  sublimemente,  le  altre  solo  in  parte  e  in
                  modo meno eccelso.


                   II.  Ma  entriamo  in  materia,  e  incominciando  le  nostre  interpretazioni
                  mistiche, cerchiamo perché fra tutti i simboli, la teologia sceglie con una
                  certa  predilezione  il  simbolo  del  fuoco.  Poiché,  come  saprete,  essa  ci
                  descrive  ruote  ardenti,  animali  tutti  fiamme,  ed  uomini  che  sembrano
                  lampi  ardenti;  essa  ci  mostra  le  celesti  essenze  circondate  da  bracieri
                  accesi e da fiumi nei quali scorrono flutti di fuoco con rumorosa rapidità.
                  Nel  suo  linguaggio  i  Troni  sono  di  fuoco,  gli  augusti  Serafini  sono
                  ardenti,  come  dice  il  loro  stesso  nome,  e  scaldano  e  divorano  come  il
                  fuoco; insomma, nel più alto come nel più basso grado dell'essere, appare
                  sempre  il  glorioso  simbolo  del  fuoco.  A  me  pare  che  questa  figura
                  esprima una certa conformità degli angeli, con la Divinità, poiché presso i
                  teologi  l'essenza  suprema,  pura  e  senza  forma,  ci  viene  spesso
                  rappresentata  con  l'immagine  del  fuoco,  che  ha  nelle  sue  proprietà
                  sensibili,  per  così  dire,  come  una  oscura  rassomiglianza  con  la  natura
                  divina. Poiché il fuoco materiale é sparso dappertutto e si mescola, senza
                  confondersi, con tutti gli elementi, dai quali resta sempre eminentemente
                  distinto; splendente per natura, e tuttavia nascosto, e la sua presenza non
                  si  manifesta  che  quando  trova  materia  alla  sua  attività;  violento  e
                  invisibile, doma tutto con la sua propria forza e si assimila energicamente
                  ciò  che  ha  afferrato;  si  comunica  agli  oggetti  e  li  modifica  in  ragione
                  diretta dalla loro vicinanza; rinnova ogni cosa col suo calore vivificante, e
                  brilla d'una luce inestinguibile; sempre indomo, inalterabile, discerne la
                  sua  preda,  non  subisce  mai  nessun  cambiamento,  ma  s'innalza  verso  il
                  cielo  e  con  la  rapidità  della  sua  fuga,  sembra  voler  sottrarsi  ad  ogni
                  asservimento; dotato di una costante attività, comunica il moto alle cose
                  sensibili;  avvolge  ciò  che  divora  e  non  si  lascia  avvolgere;  non  é  un
                  accidente delle altre sostanze; le sue invasioni sono lente ed insensibili, e i
                  suoi splendori rilucono nei corpi ai quali s'è attaccato; é impetuoso e forte,
                  presente  a  tutto  in  modo  inavvertito;  lasciato  in  pace,  talora  sembra
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