Page 34 - La Gerarchia Celeste
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simboleggiato dalle sei ali delle quali sembravano rivestiti agli occhi del
profeta. Parimente quei piedi e quei volti innumerevoli che la visione
faceva passare sotto il suo sguardo, gli servivano di insegnamento, nello
stesso modo delle ali che velavano i piedi, di quelle che velavano il volto
e di quelle che sostenevano il costante volo degli angeli; poiché,
penetrando il senso misterioso di questo spettacolo, egli intendeva di
quale vivacità e potenza di intuizione sieno dotate quelle nobili
intelligenze, e con quale religioso rispetto si astengano dal ricercare con
temeraria ed audace presunzione i profondi e inaccessibili segreti di Dio,
e come si studino d'imitare la Divinità con infaticabile sforzo e in un
concerto armonioso. Egli intendeva quell'inno di gloria sì grandioso e
sempre ripetuto, poiché l'angelo gli comunicava la scienza, per quanto gli
era possibile, nel tempo stesso che gli metteva la visione sotto gli occhi.
Infine il suo celeste iniziatore gli faceva conoscere che la purità degli
spiriti, qualunque essa sia, consiste nella partecipazione alla luce e alla
santità immacolata.
Ora Iddio stesso, per ineffabili motivi e per un'opera incomprensibile,
comunica questa purità ad ogni creatura spirituale; ma essa é assegnata
più abbondantemente e in modo più evidente a quelle Virtù supreme che
circondano più d'appresso la Divinità. Per ciò che riguarda e gli ordini
subalterni della gerarchia angelica e la gerarchia umana tutta quanta,
quanto più un'intelligenza é lontana dal suo augusto principio, più il
dono divino che giunge a lei diminuisce di splendore e si nasconde nel
mistero della sua unità impenetrabile. Esso raggia sulle nature inferiori
attraverso alle nature superiori, e per dir tutto in una sola parola, esce per
mezzo del ministero delle potenze più alte, dal fondo della sua adorabile
oscurità. Così Isaia, santamente illuminato da un angelo, vide che la virtù
purificatrice e tutti i divini ordini che per primi son ricevuti dagli spiriti
più sublimi, scendono subito dopo su tutti gli altri, a seconda della
capacità che trovano in ciascuno di essi. Perciò il Serafino gli apparve
come l'autore, dopo Dio, della purificazione che egli descrive. Non é
dunque irragionevole l'affermare che un Serafino purificò il poeta.
Perché, come Dio purifica ogni intelligenza, precisamente perché egli é il
principio d'ogni purità; ovvero, per servirmi di un esempio familiare,
come il nostro Pontefice quando purifica e illumina per mezzo del
ministero dei suoi diaconi e dei suoi preti, si dice giustamente che
purifica e illumina, poiché coloro che egli ha elevati agli ordini sacri
ripetono da lui le loro nobili funzioni; così quelli'angelo che fu scelto per
purificare il profeta attribuì la scienza e la virtù del suo ministero