Page 12 - La Felicità
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Dio”. “No certamente”, risposero. “E rispondete anche a questo terzo quesito: Può lo
                  spirito immondo cercare Dio?”. Dissero di no, nonostante una certa esitazione di Navigio
                  che poi cedette alle contestazioni degli altri. “Dunque, conclusi, chi cerca Dio fa ciò che
                  Dio vuole e vive bene e non ha lo spirito immondo. Ma chi cerca Dio non lo ha ancora.
                  Quindi a rigor di logica non consegue che ha Dio in sé chi vive bene o fa ciò che Dio
                  vuole e non ha lo spirito immondo”. A questo punto tutti riconobbero ridendo di essere
                  stati  tratti  in  inganno  dalle  loro  stesse  ammissioni.  Ma  mia  madre,  dopo  un  lungo
                  momento  di  stupore,  chiese  che  io  chiarissi  e  dilucidassi  distintamente  quanto,  per
                  esigenza di conchiudere, avevo esposto in forma involuta. Soddisfeci la sua richiesta. Ed
                  ella  disse:  “Ma  nessuno  può  raggiungere  Dio  se  non  lo  cerca”.  “D’accordo,  risposi.
                  Tuttavia chi ancora cerca, non ha ancora raggiunto Dio, tuttavia già vive bene. Dunque
                  non di necessità chi vive bene ha Dio”. “Ritengo, ribatté, che ognuno ha Dio, ma l’hanno
                  propizio coloro che vivono bene e avverso coloro che vivono male”. “Dunque, le risposi,
                  non a rigore di logica abbiamo ammesso che è felice chi ha Dio poiché ogni uomo ha Dio
                  e tuttavia non ogni uomo è felice”. “Allora, suggerì, aggiungi propizio”.

                  L’obiezione di Navigio sulla ricerca del saggio accademico.

                  3. 20. “Dunque, soggiunsi, siamo per lo meno sufficientemente d’accordo che è felice chi
                  ha  Dio  propizio”.  “Vorrei,  interruppe  Navigio,  essere  d’accordo  ma  mi  trattiene  la
                  condizione  di  chi  ancora  ricerca,  soprattutto  se  tu  dovessi  concludere  che  è  felice
                  l’accademico che nella disputa di ieri, con termine popolano e non letterario ma assai
                  efficace, a mio parere, fu denominato sofferente di mal caduco. Non posso ammettere che
                  Dio sia avverso a un uomo che lo cerca. E se ciò non è ammissibile, Dio gli sarà propizio
                  e chi ha Dio propizio è felice. Dunque chi lo cerca è felice, ma chi cerca non ha ancora
                  l’oggetto del suo desiderio. Ne conseguirebbe che è felice l’uomo che non possiede ciò
                  che desidera. Ma tale affermazione ieri ci è sembrata assurda e ne abbiamo dedotto che
                  erano stati eliminati i punti deboli della tesi accademica. E per questo ormai Licenzio
                  canterà vittoria su di noi e, come medico saggio per me, mi farà notare che i dolci da me
                  imprudentemente ingeriti a danno della mia salute esigono un simile scotto”.

                  Dio propizio e il movimento verso la felicità.

                  3. 21. A queste parole anche mia madre sorrise. Trigezio intervenne: “Io non vedo come
                  conseguente che Dio è avverso a chi non è propizio, ma penso che si dia una condizione
                  di mezzo”. Gli chiesi: “Ma tu ammetti che questo tale, posto in una condizione di mezzo
                  perché Dio non  gli  è né  propizio  né  ostile, in  qualche modo  ha Dio?”. Essendo egli
                  rimasto perplesso, mia madre intervenne: “Un conto è avere Dio ed un altro non essere
                  senza Dio”. “Ma, ribattei, che cosa è meglio: avere Dio o non essere senza Dio?”. “Per
                  quanto m’è dato di comprendere, rispose, questa è la mia opinione: chi vive bene ha Dio
                  ma propizio; chi vive male ha Dio ma avverso; chi invece ricerca e non ha ancora trovato
                  non lo ha né ostile né propizio ma non è senza Dio”. “Questo, chiesi, è anche il vostro
                  parere?”. Risposero affermativamente. “Ditemi, ripresi, e vi prego di scusarmi: non vi
                  pare che Dio sia propizio all’uomo cui concede il suo favore?”. Lo ammisero. “E allora,
                  soggiunsi, Dio non dà il suo favore all’uomo che lo cerca?”. Risposero di sì. “Dunque,
                  conclusi, chi cerca Dio ha Dio propizio e chi ha Dio propizio è felice. Pertanto è felice
                  anche chi cerca. Ma chi cerca non possiede ancora l’oggetto del suo desiderio. Quindi è
                  felice anche chi non possiede l’oggetto del suo desiderio”. “Ma a me, ribatté mia madre,






                  Agostino – Felicità                                                        pag. 10 di 17
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