Page 17 - La Felicità
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... che consiste nella misura e nel limite.

                  4. 31. “Per quanto riguarda la terminologia, risposi, ci torneremo sopra in seguito con
                  maggiore attenzione. Non è un aspetto che si debba curare eccessivamente nella ricerca in
                  comune della verità. E sebbene Sallustio, attentissimo ponderatore di parole, contrappone
                  alla  privazione  l’abbondanza  (cf.  Sallustio,  Cat.  52,  22),  accetto  codesta  pienezza.
                  Neanche nella presente indagine saremo liberi dalla preoccupazione per i grammatici e
                  non dobbiamo correre il rischio di essere puniti da loro per avere usato senza sufficiente
                  esame  dei  termini  che  essi  hanno  posto  a  nostra  disposizione”.  Sorrisero.  “Dunque,
                  continuai, poiché ho deciso, mentre siete intenti in Dio, di prendere in considerazione i
                  vostri pensieri come se fossero oracoli, esaminiamo il significato del termine. Penso che
                  sia più adattabile alla verità. Pienezza e privazione sono in opposizione. Ma anche in
                  questa  fattispecie,  come  nell’altra  di  immoderatezza  e  moderatezza,  appaiono  i  due
                  opposti di essere e non essere. E se la privazione è di per sé stoltezza, la pienezza sarà
                  saggezza. Molti hanno giustamente insegnato che la moderatezza è madre di tutte le virtù.
                  In accordo a loro anche Tullio in un discorso ha detto: Ciascuno la intenda come vuole; io
                  ritengo la moderatezza, cioè la regola della misura e del limite, come la virtù più alta
                  (Cicerone, Pro Deiot. 9, 26). Opinione assai ragionevole e conveniente perché ha tenuto
                  in  considerazione  la  produttività,  cioè  un  qualche  cosa  di  cui  diciamo  l’essere  cui  è
                  contrario il non essere. Ma a causa dell’uso della parola nel popolo che di solito intende
                  moderatezza come parsimonia, egli ha chiarito il proprio pensiero aggiungendo la regola
                  della misura e del limite. Quindi esaminiamo attentamente questi due termini.

                  Quindi la saggezza è pienezza...

                  4.  32.  Regola  della  misura  (modestia)  deriva  da  modus  (misura)  e  regola  del  limite
                  (temperantia) da temperies (limite). E dove si hanno misura e limite non c’è né il più né il
                  meno. Dunque è di per sé la pienezza che abbiamo contrapposto a privazione molto più
                  ragionevolmente che se le avessimo contrapposto abbondanza. Nell’abbondanza infatti
                  sono implicite l’affluenza e quasi la produzione eccessiva di qualche cosa. E quando ciò
                  si verifica al di là della sufficienza, manca la misura, poiché anche una cosa eccessiva è
                  priva della misura. Quindi anche l’abbondanza non è altro dalla privazione poiché l’una e
                  l’altra sono prive della giusta misura. Se poi si analizza il concetto di opulenza, si trova
                  che rientra nella categoria della misura. Infatti opulenza deriva da ops (facoltà, potere). E
                  il troppo non può conferire facoltà se spesso implica maggiore svantaggio del poco. Il
                  poco e il troppo quindi, in quanto sono privi della misura, significano privazione. Ora la
                  misura dell’anima è la saggezza. Infatti non si può negare che la saggezza è contraria alla
                  stoltezza,  che  la  stoltezza  è  privazione  e  che  alla  privazione  è  contraria  la  pienezza.
                  Dunque la saggezza è pienezza e la pienezza consiste nella misura. Pertanto la misura per
                  lo spirito consiste nella saggezza. Da qui il proverbio non immeritatamente celebre: È
                  prima norma pratica del vivere: Non di troppo (Terenzio, Andria 61; cf. anche Plutarco,
                  De tranq. an. 16, 474c.).

                  ... e misura.

                  4.  33.  Abbiamo  detto  al  principio  della  nostra  discussione  d’oggi  che  se  avessimo
                  accertato  la  tesi  dell’infelicità  come  privazione,  avremmo  dichiarato  felice  chi  non
                  soggiace a privazione. Ed è stato quindi dimostrato che esser felici è necessariamente non
                  soggiacere  a  privazione,  cioè  esser  sapiente.  Ma  forse  voi  chiedete  che  cosa  sia  la




                  Agostino – Felicità                                                        pag. 15 di 17
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