Page 19 - Il combattimento spirituale
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ordisce le sue trame occultamente; e tanto più nuoce e ferisce incurabilmente, quanto più si mostra
innocuo e meno dà sospetto di sé.
E molte volte vi è più da temere (come spesso l’esperienza ha mostrato e mostra tuttora) dove
l’abitudine è protratta sotto pretesto di cose lecite, come di parentela o di debito ufficio oppure di
virtù che sia nella persona amata: infatti con il troppo e imprudente praticare si va mescolando il
velenoso diletto del senso che, stillando inavvertitamente a poco a poco e penetrando fino
nell’essenza dell’anima, va offuscando sempre più la ragione in modo che si cominciano a stimare
come niente le cose pericolose, gli sguardi amorevoli, le parole dolci dell’una e dell’altra parte e i
gusti della conversazione; e così, passandosi dall’una all’altra parte, si viene poi a cadere in rovina o
in qualche tentazione dolorosa e difficile da superare.
Di nuovo ti dico di fuggire, perché tu sei paglia; e non ti fidare del fatto che sei bagnata e ben piena
d’acqua di buona e forte volontà, risoluta e pronta piuttosto alla morte che all’offesa divina: con la
pratica frequente a poco a poco il fuoco con il suo calore, asciugando l’acqua della buona volontà,
quando neppure vi si pensa le si attaccherà in modo che non porterà rispetto né a parentela né ad
amici; non temerà Dio, non stimerà l’onore, né la vita, né tutte le pene dell’inferno. Perciò fuggi,
fuggi se davvero non vuoi essere colta all’improvviso, presa e uccisa.
Secondo. Fuggi l’ozio e sta’ vigilante e desta con i pensieri e con le opere convenienti al tuo stato.
Terzo. Non fare mai resistenza, ma obbedisci facilmente ai tuoi superiori, eseguendo con prontezza
le cose imposte, e più volentieri quelle che ti umiliano e sono più contro la tua volontà e la tua
naturale inclinazione.
Quarto. Non fare mai giudizio temerario verso il prossimo e principalmente a proposito di questo
vizio; e se manifestamente fosse caduto, abbine compassione e non ti sdegnare contro di esso; non
schernirlo, ma ricavane frutto di umiltà e di conoscenza di te stessa, sapendo di essere polvere e
niente; accostati a Dio con l’orazione e fuggi più che mai le occasioni, dove sia anche solo ombra di
pericolo. Che se tu sarai facile a giudicare gli altri e a disprezzarli, Dio tuo malgrado ti correggerà
permettendo che tu cada nello stesso difetto, affinché così ti avveda della tua superbia e, umiliata,
ponga rimedio ad ambedue questi vizi. E non cadendo né mutando pensiero, sappi pure che vi è
grandemente da dubitare del tuo stato.
Quinto e ultimo. Avverti bene che, ritrovandoti con qualche dono e gusto di delizie spirituali, tu non
prenda un certo vano compiacimento di te stessa persuadendoti di essere qualche cosa e che i tuoi
nemici non ti faranno più guerra, poiché ti pare di guardarli con nausea, orrore e odio; e se in ciò
sarai incauta, cadrai facilmente.
Nel tempo della tentazione, considera se procede da causa intrinseca o estrinseca. La causa
estrinseca intendo io che sia la curiosità degli occhi, delle orecchie, l’eccessiva pulizia delle vesti, le
familiarità e i colloqui che incitano a questo vizio. In questi casi il rimedio è l’onestà, la modestia,
non volendo né vedere né sentire cose che incitano a questo vizio, e la fuga come sopra ho detto. La
causa intrinseca procede o dalla vitalità del corpo o dai pensieri della mente, che ci vengano dalle
nostre cattive abitudini oppure per suggestione del demonio. La sensualità del corpo si deve
mortificare con digiuni, discipline, cilizi, veglie e altre simili asprezze secondo come insegnano la
discrezione e l’obbedienza. Quanto ai pensieri, da qualsiasi parte vengano, i rimedi sono questi:
l’essere occupati in diversi esercizi convenienti al proprio stato, nell’orazione e nella meditazione.
L’orazione sia di questo tipo: quando tu cominci anche un poco ad accorgerti non solo di tali
pensieri ma dei loro primi accenni, ritirati subito con la mente nel Crocifisso dicendo: Gesù mio,
Gesù mio dolce, aiutami presto, perché io non sia presa da questo nemico. E abbracciando alle
volte la croce da cui pende il tuo Signore, bacia più volte le piaghe dei suoi sacri piedi dicendo
affettuosamente: Piaghe belle, piaghe caste, piaghe sante, ferite ormai questo misero e impuro
cuore, liberandomi dal pericolo di offendervi.
Nel tempo in cui abbondano le tentazioni dei piaceri carnali, non vorrei che la meditazione fosse
intorno a certi punti proposti da molti libri per rimedio a questa tentazione, come il considerare la
viltà di questo vizio, l’insaziabilità, le molestie, le amarezze che ne seguono, i pericoli e la perdita
dei beni, della vita, dell’onore e cose simili. Perché questo non è sempre sicuro mezzo per vincere la
tentazione, anzi può apportare danno: infatti se l’intelletto per una via scaccia questi pensieri, per