Page 11 - Forme dell'Intelligenza Spirituale
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come  messaggeri gli angeli e  i profeti ad  annunciare la sua venuta. Era
                  gran buio sotto i suoi piedi, perché gli empi, per la loro malvagità, non
                  poterono riconoscere la sua incarnazione, e nemmeno ora lo possono.
                  Si dice che Dio passa oltre, quando si allontana dal cuore di certi uomini,
                  dove la fede è stata sostituita quasi d’improvviso dalla malafede e dalla
                  colpa, e trapassa ad altri, come fece dai Giudei ad altre genti, dagli eretici
                  ai cattolici, da chiunque non è religioso a chi lo è.
                  Si dice che Dio retrocede e passa ad altro, quando, in modo non certo locale
                  e  visibile,  ma  non  visto  è  solito  fare  altra  cosa  con  giudizio  segreto  e
                  giusto.
                  Si dice che Dio cammina, non quando passa da un luogo ad un altro  –
                  poiché è empio credere ciò – ma quando diletta il cuore dei santi come se
                  vi camminasse, com’è scritto: Abiterò in loro e camminerò, e sarò il loro Dio
                  (2Cor  6,  16).  In  altro  senso,  il  camminare  di  Dio  significa  quando  i
                  predicatori  santi  [con  le  loro  parole]  passano  da  un  luogo  all’altro  [del
                  discorso].
                  Il  parlare  di  Dio,  senza  suono  di  voce  o  qualsivoglia  rumore,  significa
                  l’ispirazione  del  retto  intelletto  e  della  sua  volontà,  nascostamente  nelle
                  menti dei santi; oppure la rivelazione del futuro ai santi profeti. Questo
                  parlare di Dio si può intendere, come vogliono alcuni, in tre modi. Il primo
                  modo è per mezzo di una creatura subordinata, come apparve a Mosè in un
                  rovo (Es 3, 2); o come ad Abramo (Gn 18), a Giacobbe (Gn 32, 24) e ad altri
                  santi, ai quali si degnò di apparire tramite gli angeli. Il secondo modo è
                  nei  sogni,  come  a  Giacobbe  (Gn  28,  12),  a  Zaccaria  profeta  (Zc  4,  1),  a
                  Giuseppe  sposo  di  Maria  (Mt  1,20)  e  altri  santi,  cui  volle  rivelare  il  suo
                  segreto. Il terzo modo, infine, non è per il tramite di una creatura visibile o di
                  un uomo, ma solo toccando invisibilmente e facendo parlare con una segreta
                  ispirazione i cuori, come è scritto nei libri dei profeti, quando questi stessi
                  esclamano, improvvisamente ispirati dallo spirito divino: Il Signore così ha
                  parlato (Is 77).
                  Il guardare di Dio è approvare le buone azioni, com’è nel Genesi: Dio vide
                  tutto  quanto  aveva  fatto,  ed  ecco  era  molto  buono  (Gn  1,31),  cioè  indicò  agli
                  intelligenti le cose buone. In altro modo, il guardare di Dio è il suo biasimo
                  quando scorge la malvagità umana; così in Isaia: Il Signore guardò e il male
                  passò  nei  suoi  occhi  (Is  59,  15).  In  altro  modo,  il  guardare  di  Dio significa
                  rendere noi vedenti, com’è nel salmo: Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore
                  (Sal 138, 28), e poco dopo: E vedi se è in me la strada del  male (ibid.). Un
                  simile modo di esprimersi si trova anche nel libro di Giobbe, dove si parla

                  della sapienza di Dio Padre col maggior numero possibile di cose notevoli.
                  Di Dio Padre vien detto: Allora Egli la vide e la manifestò, la stabilì e tutta la
                  scrutò (Gb 20, 28), cioè ci rende vedenti, capaci di indagare e predicare, e
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