Page 6 - Forme dell'Intelligenza Spirituale
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senza essere da lui conservata. È fuori da tutto, ma non ne è escluso.
                  È  immutabile,  poiché  ciò  che  è  non  può  certo  mutare,  come  egli  stesso
                  dice attraverso il profeta Malachia: Io sono il Signore, e non muto (Ml 3, 6).
                  Perciò Dio è detto immutabile, perché la sua anima non è afflitta da ira,
                  furore,  pentimento,  dimenticanza,  ricordo  o  altre  simili  cose:  è  difatti
                  semplice la sua natura, immutabile e imperturbata. Non ha e non è altro
                  da se stessa, ma essa stessa è ciò che ha ed è.
                  È immortale, perché in nessun modo può morire, come attesta l’Apostolo:
                  Lui solo possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile, che nessun uomo ha
                  mai veduto, né può vedere (1Tm 6, 16).
                  Al contrario, sparsi per i divini libri, la Scrittura  Sacra descrive in Dio i
                  moti  dell’anima  e  le  membra  umane,  cioè  il  capo,  i  capelli,  gli  occhi,  le
                  palpebre, le orecchie e tutte le altre membra – o i moti dell’anima, cioè l’ira,
                  il furore, la dimenticanza, il pentimento, il ricordo, e altro. Chi comprende
                  queste cose rettamente secondo la narrazione, non deve intenderle in modo
                  carnale, come fanno i Giudei e molti eruditi eretici, che pensano Dio come
                  corporeo  e  insediato  in  un  luogo  –  di  lui  ogni  cosa  va  invece  intesa  e
                  creduta  spiritualmente.  Se  qualcuno  crede  che  in  Dio  vi  siano  membra
                  umane o moti dell’anima in senso umano, senza dubbio fabbrica idoli in
                  cuor suo.
                  Dunque,  come  si  diceva,  leggiamo  in  senso  figurato  il  capo  di  Dio,  e
                  dobbiamo intendervi la sua stessa essenza divina, che precede tutto, e a cui
                  ogni cosa è soggetta (1Cor 11,3).
                  Interpretiamo i capelli del suo capo come i santi angeli, o i virtuosi eletti;
                  di ciò è scritto nel libro di Daniele: Mentre stavo osservando, furono disposti
                  dei troni e un Antico di giorni si assise. Il suo vestito era candido come neve e come
                  lana pura erano i capelli della testa (Dn 7, 9): qui si vogliono infatti significare
                  con la veste candida di Dio e coi capelli  del suo capo gli angeli e i puri
                  santi. Inoltre, i capelli sono paragonati alla lana pura perché Dio fosse inteso
                  come l’Antico di giorni.
                  Si dice che Dio ha occhi, poiché egli vede tutto e nulla gli è nascosto. Dice
                  infatti l’Apostolo: Nessuna cosa al mondo sfugge allo sguardo di Dio, ma tutto è
                  chiaro e svelato ai suoi occhi (Eb 4, 13). Si possono altrimenti intendere come la
                  considerazione della sua grazia; così è nel salmo: Gli occhi del Signore sono
                  sopra i giusti (Sal 33,16). In secondo luogo, gli occhi del Signore sono i suoi
                  precetti, con cui ci somministra il lume del sapere. Nel salmo: È chiaro il
                  precetto del Signore e illumina gli occhi (Sal 18, 9).
                  Le  palpebre  del  Signore  sono  i  suoi  giudizi  nascosti  e  incomprensibili,

                  oppure  indicano  nei  divini  libri  il  suo  linguaggio  spirituale;  di  questi
                  sacramenti e giudizi nascosti e imperscrutabili dice il salmo: Le sue palpebre
                  interrogano i figli degli uomini (Sal 10, 5), cioè li esaminano.
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