Page 34 - Cristianesimo vissuto
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da un amico, paghi il vetturale, e resti col tuo amico. Lo stesso devi fare
                  con Dio. La vita lo sai, è il viaggio del nostro ritorno a Dio.
                     Le vetture non ci mancano: perché sappiamo servircene così male? Noi
                  ci trastulliamo come i bambini: ci attacchiamo alla vettura, e facciamo ben
                  poca attenzione al visitatore. Ci sta a cuore il dono di Dio e ci preme assai
                  poco il suo nome. Il suo nome è Lui; il suo dono è la creatura. Noi siamo
                  in realtà attaccati, appiccicati a tutte le creature, e molto poco attaccati a
                  Dio. Ci premono i suoi doni e poco il suo nome.
                     Quando dunque comprenderai e saprai ripetere il grido di S. Francesco
                  d’Assisi: mio Dio e mio tutto? Quel buon Santo passava le notti intere in
                  estasi, ripetendo queste sole parole: mio Dio e mio tutto. Tutto era nulla
                  per lui. Dio solo era tutto. Per chi crede in Dio, avviene necessariamente
                  così. Colui che sa ciò che è Dio, e quello che sono le creature, colui che
                  non si lascia affascinare ed ingannare dalle seducenti apparenze, vede e
                  sente che Dio solo è il suo tutto, e dice a Dio col Salmista: mio Dio, che vi
                  è per me nel cielo se non voi? e sulla terra che posso io volere fuori di voi?
                  Voi siete il Dio del mio cuore e la mia porzione per tutta l’eternità . Oh!
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                  quando dunque Iddio sarà il Dio del tuo cuore? quando sarà lui la tua
                  porzione, l’unica tua porzione?... Mio Dio e mio tutto!...


                     II.   Dov’è la felicità.

                     - Ma allora non si deve amar nulla?  - Bisogna amar tutte le cose per
                  Dio.  Bisogna  amar  le  cose  come  si  ama  uno  strumento.  Ripetiamo  le
                  parole di S. Agostino: bisogna averle nella mano, non nel cuore.
                     -  Ma  in  fin  dei  conti  non  posso  domandar  ad  esse  una  briciola  di
                  felicità? - Spieghiamoci. Credi tu che Dio è Dio? Se è Dio, è il tuo tutto.
                  Per chi e perché t’ha creato? Gli farai l’ingiuria di credere che egli non è
                  abbastanza grande da bastare alla tua felicità? Che cosa può bastare a chi
                  neppur  Dio  basta?...   Sei  sempre  ridotto  alla  medesima  alternativa:  o
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                  negare  Dio,  o  mentire  a  te  stesso,  o  riconoscere  ch’egli  è  Dio,  e  per
                  conseguenza è tutto per te.
                     Sì, la felicità, per la quale sei fatto, quella che è il tuo fine, il fine della
                  vita  presente  come  della  futura,  quella  felicità  non  si  trova  altro  che  in
                  Dio.





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                       Quid enim mihi est in caelo? et a te quid volui super terram? Deus cordis mei, et pars mea,
                  Deus, in aeternum. PS. 72, 24-25.

                     17  Avare, quid tibi sufficit, si Deus ipse non sufficit? Aug., Serm. 158, 9.







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